1. 31072021 bernie e nina comizio Cleveland Ninas twitter page

L'elezione speciale dell'undicesimo distretto dell'Ohio per il seggio lasciato libero da Marcia Fudge, entrata nello staff di Joe Biden, ha assunto proporzioni di livello nazionale per le primarie del 3 agosto. Il terrore che Nina Turner, vulcanica alter ego di Bernie Sanders, entri in Congresso con lui, Alexandria Ocasio Cortez e la Squad ha provocato l'afflusso di enormi quantità di denaro nelle casse della candidata pro-establishment Shontel Brown.

 

Fin dal momento in cui il dicembre scorso il presidente eletto Joe Biden ventilò l’inserimento nel suo staff della deputata afroamericana Marcia Fudge, i sostenitori di Bernie Sanders videro un segno compensatorio del destino. Se si fosse liberato il seggio dell’undicesimo distretto congressuale dell’Ohio, ci sarebbe stata un’elezione speciale alla quale avrebbe potuto partecipare la 53enne Nina Turner - una sorta di ombra anomala di Bernie data la sua dinamicità e spettacolarità nel tenere la scena - collaboratrice del senatore dal 2015, ex presidente del movimento Our Revolution nato nel 2016 e onnipresente co-chair della sua campagna del 2020, nonché ex-consigliera comunale di Cleveland, ex-senatrice dell’Ohio, docente di storia afro-americana al Cuyahoga Community College, titolare del podcast intitolato “Hello Somebody” da uno dei tanti intercalare coloriti della sua parlata. 

Verificatesi entrambe le ipotesi, Marcia Fudge è ora la Segretaria per l'Edilizia Abitativa e lo Sviluppo Urbano, mentre Nina Turner, che non accetta corporate money, è allo scontro diretto nelle primarie democratiche del 3 agosto con l'afroamericana Shontel Brown, scelta dai vertici del partito tra i dodici candidati in lizza sia in quanto seconda classificata nel primo sondaggio (che vedeva Nina Turner in testa 50 a 15), sia perché classica "corporate democrat", sia per l’odio che l'establishment democratico nutre verso Turner.

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Foto uffiiciale della campagna di Shontel Brown

Membro del Consiglio di Cuyahoga County, Shontel Brown è anche presidente del Partito Democratico della contea, carica dalla quale ha rifiutato di dimettersi nonostante configgesse con la sua corsa congressuale. La sua ascesa (un sondaggio dei primi di luglio dava il gap ridotto da 35 a 7 punti) si deve all'azione combinata delle enormi somme di big dark money riversato nella sua campagna da parte di “corporate democrats e lobbisti di big oil, big pharma, Fox News e Wall Street” (come testimonia Jacobin Magazine facendo nomi e cognomi) e dell'endorsement ricevuto da pezzi da novanta del partito democratico che di solito non interferiscono in competizioni locali. Dopo quello prevedibile di Hillary Clinton - che odia Nina tanto quanto Bernie per il suo passaggio alla squadra del senatore nel 2015 quando Hillary si aspettava di averla al suo fianco  - è arrivato quello ancor più di peso di  Jim Clyburn.  Considerato il politico afroamericano pro-establishment più importante e influente dopo Barack Obama, il deputato del South Carolina fu  anche il primo artefice della resurrezione di Joe Biden nelle scorse elezioni, seguito a ruota da Obama e poi dal Covid, che ebbe forse il ruolo maggiore nel determinare la fortunata vittoria di "sleepy Joe". In merito all’ex-presidente la foto che ritrae Barack e Shontel insieme e sorridenti in cima alla pagina degli endorsement sul di lei sito è un messaggio più che ufficioso. 

Il terrore dell'establishment all'idea di Nina in Congresso

Il fatto che la guerra contro Nina abbia assunto porporzioni di livello nazionale come da anni e anni non si vedeva in una competizione locale la dice lunga sul terrore dell’establishment all’idea che in Congresso entri un personaggio della sua notorietà e unicità, dotato di una storia di lotta fin dai tempi del suo attivismo in gruppi studenteschi, di un carisma fuori dal comune e della determinazione di combattere per i principi in cui crede senza guardare in faccia nessuno, sfidando non solo convenzioni e compromessi, ma anche bugie e ipocrisie dei colleghi di partito.

Se dovesse unirsi alla “Squad” - e non solo a quella originaria così battezzata da Donald Trump, ma a quella molto allargata che comprende i quattordici deputati e i due senatori (Bernie Sanders ed Ed Markey) che le hanno dato il loro endorsement - Nina Turner potrebbe segnare il cambio di marcia di un gruppo che molti progressisti vedono come non sufficientemente adeguato nell’azione di contrasto all’establishment. 

“We need Nina. I need Nina. Please, send me Nina!”, ha detto Alexandria Ocasio Cortez sabato 26 luglio quando si è unita all’amica per una giornata di rally in giro per l’Ohio, mandando in visibilio anche i tanti sostenitori nazionali impazienti di veder in azione alla Camera un’accoppiata che si preannuncia formidabile. Se si immagina poi il trio che le due formerebbero con il loro padre e nonno spirituale Bernie Sanders in Senato, accomunando tre generazioni (1942 Bernie, 1967 Nina, 1989 Alexandria) nella lotta contro le diseguaglianze e le ingiustizie, il quadro potrebbe davvero esegnare un significativo passo in avanti di quella Political Revolution cui il senatore diede vita sei anni fa. Nina è infatti la sua erede più diretta e non stupisce che per lei valgano le parole che lei stessa mi disse a un comizio per Bernie a Manchester nel New Hampshire nel febbraio 2020, quando le chiesi sia dei trucchi già merssi in atto dall'establishmen del partito democratico nel caucus dell'Ohio,  sia se ne aspettasse aspettasse altri. 

Turner: (...) Il Partito Democratico dell’Iowa ha fallito, il Comitato Democratico Nazionale ha fallito e dobbiamo assicurarci che niente del genere accada ancora. Tutti i risultati sarebbero dovuti arrivare quella notte. Hanno privato il senatore Bernard Sanders e tutta la nostra campagna e tutte le persone di questo paese e del mondo che sostengono il senatore di quello slancio. (...)
Domanda: Ti aspetti altri trucchi dal Partito Democratico?
Turner: Quando hai un candidato che va contro il sistema, sì che me li aspetto. E non è solo il partito democratico, è l’establishment e le elite di tutto il paese che si stanno coalizzando per combattere il  senatore Bernie Sanders...

 

 

La falsa propaganda di gruppi pro-Israel sollecitati da Shontel Brown e le reazioni di Nina 

Tra gli ingenti finanziamenti ricevuti da Brown vi sono quelli di potenti gruppi pro-israeliani  coordinati, scrive Ryan Grim su The Intercept, da “Mark Mellman, leader di uno dei maggiori super Pac pro-Israel [il Dmfi Pac], che ha speso consistenti somme di denaro contro il sen. Bernie Sanders e i suoi alleati congressuali” come Jamaal Bowman e Ilhan Omar. Sollecitato da Shontel Brown, come spiega accurataente Ryan Grim,  attraverso escamotage che permettono a candidati  poco "etici" di aggirare la legge federale secondo cui "le campagne non possono avrere contatti con i loro finanziatori",  il Dmfi Pac ha invaso l’Ohio di falsi attacchi propagandistici.  In essi si insinua che  " Nina Turner è contro l’innalzamento del salario minimo e del servizio sanitario nazionale” attraverso la sporca  strumentalizzazione del voto negativo dato da Nina alla piattaforma del Comitato Nazionale Democratico del 2020 proprio perché non includeva  quelle istanze per lei irrinunciabili. La spudoratezza di tali annunci sta anche nel fatto che siano  arrivati dopo il video in cui Nina ricorda sua madre,  cosa che fa quasi sempre onorando quella donna morta  a 42 anni  quando Nina, la maggiore di sette figli, aveva 22 anni. “Niente assicurazione, niente soldi in banca, così quando combatto per il Medicare for All io combatto for my mama che non è qui, e per le persone della working class che necessitano di avere le cure sanitarie come un diritto e non come un privilegio…” 

Ma siccome, anche se solo  qualche volta, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, è possibile che  Shontel Brown venga indagata dalla commissione etica, riporta Newsweek citando le lunghe investigazioni di The Intercept,  a causa di comportamenti incompatibili con la sua carica amministrativa. Il fatto è che Nina, che come Bernie Sanders è solita concentrare i suoi interventi sulle istanze politiche ma che contrariamente al senatore reagisce agli attacchi personali, ha girato in prima battuta un video pubblicitario intitolato “Truth” per smentire la false accuse di Shontel Brown, ma le ha poi sferrato un bel destro col video "Whose team is she on?", rilasciato il 27 luglio. Con fonti e testimonianze in sovrimpressione, la voce narrante dà conto della storia di corruzione di Brown, che in Consiglio Comunale ha favorito parenti e amici con 32 milioni di appalti, ha votato per l’innalzamento di 7.000 dollari del proprio stipendio per un lavoro part time, pur essendo contraria alla paga minima di 15 dollari orari, e ha ricevuto endorsement anche dai repubblicani, compresi potenti alleati di Trump. 

 Sabato 31 luglio: gli appassionati discorsi di  Cornel West e Bernie Sanders

Intanto per il rush finale ieri, sabato 31 luglio, a introdurre Nina c'erano, oltre a personalità di spicco tra cui il sindaco di Cleveland Frank Jackson e il procuratore generale del Minnesota Keith Ellison, il principale intellettuale progressista afroamericano Cornel West e, ovviamente, Bernie Sanders che per la prima volta, ha sottolineato, ha avuto l'onore di parlare prima di Nina e di ptesentarla al pubblico, come lei ha fatto con lui centinaia di volte in tutti gli stati. Oltre alla commozione evidente nelle parole dei due e negli  abbracci che si sono scambiati, Bernie ha insistito, come già AOC, sulla necessità di avere Nina in Congresso al suo fianco.

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Nina a un rally della campagna di Bernie Sanders nel febbraio 2020. Foto di Elisabetta Raimondi. 

31072021 Nina e Bernie Cleveland da Ninas Twitter page

Bernie e Nina in una bellissima foto scattata a un rally per Nina il 31 luglio 2021. Come la foto del titolo è tratta dalla pagina Twitter di Nina Turner

Se il discorso di Bernie e soprattutto il suo inconro con Nina hanno espresso i momenti più commoventi della giornata, il discorso di Cornel West ha rappresentato il picco massimo della potenza espressiva grazie a quella  gestualità e quella variazione di ritmo, tono e volume della voce che gli appartengono e che rendono comprensibile le sue parole a chiunque. Ecco comunque la traduzione della parte conclusiva del suo discorso:"Nina Turner è l'onda grande in un oceano. Viene da un popolo nero che è stato perennemente odiato per 400 anni ma rappresenta livelli di amore che fanno di lei una guerriera dell'amore. Viene da un popolo che è stato terrorizzato per 400 anni, eppure lei continua ad essere esempio di  libertà per tutti. Oh, lei viene da un popolo che per 400 anni è stati traumatizzato,  eppure lei è una guaritrice di feriti. Sì, lei diffonde la gioia. Avete visto il sorriso sul suo volto e lo scintillio nella sua anima. E' Nina Simone, è Gerard Levert, è Aretha Franklin, è James Brown, è Donny Hathaway, è Louis Armstrong, è Mahalia Jackson, è Fannylou Hamer, è Ella Baker, è sua mamma, è sua nonna. Ecco chi è Nina Turner,  rappresenta il merglio dell'amore, della libertà, della capacità di guarire le ferite, di diffondere la gioia. E' il domani, è una conquista spirituale e non è solo questione di politica.  Ed ecco perché possiamo dire ai  nostri fratelli e sorelle che fanno parte dell'ala corporate del Partito Democratico con il loro neoliberalismo all'acqua di rose,  che vogliamo  visione,  integrità, vogliamo focalizzarci  sugli ultimi, sui  poveri, sulla working class, sulle persone comuni. Ecco chi è Nina Turner. Sei pronta Cleveland? Sei pronta Akron? In marcia! In marcia! In marcia!"

 

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Un fotogramma tratto dal video del discorso di Cornel West 

Seppure  non abbia  citato né Shontel Brown nè, alludendo al milktoasted neoliberalism  di alcuni fratelli e sorelle di colore, abbia espresso le sue profonde convinzioni su quanto Martin Luther King jr sia stato tradito da molti politici afroamericani  asserviti al potere, al denaro e agli interessi dei loro finanziatori invece che a quelli dei loro elettori, Cornel West ha reso più che mai evidente  come questi concetti trovino un'esemplare rappresentazione nell'attuale competizione tra Nina Turner e Shontel Brown. 

Gli autori di Vorrei
Elisabetta Raimondi
Elisabetta Raimondi
Disegnatrice, decoratrice di mobili e tessuti, pittrice, newdada-collagista, scrittrice e drammaturga, attrice e regista teatrale, ufficio stampa e fotografa di scena nei primi anni del Teatro Binario 7 e, da un anno, redattrice di Vorrei.
Ma soprattutto insegnante. Da quasi quarant’anni docente di inglese nella scuola pubblica. Ho fondato insieme ad ex-alunni di diverse età l’Associazione Culturale Senzaspazio.

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