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Una giornata molto particolare per Monza, con la città senza auto e centinaia di migliaia di pacifici pellegrini in cammino dentro per il Parco per la messa di Papa Francesco.

Papa sì, Papa no, Papa amen. E anche Papa Bergoglio è passato da Monza, dal Parco di Monza, suscitando entusiasmi e polemiche, le stesse, o quasi, che spuntano quando un grande evento, sacro o profano, si svolge su un’area verde recintata, quella che ad oggi è la più vasta dell’intera Europa. Lo ricordano anche gli schermi fin dal mattino, installati per far vedere la Santa Messa agli oltre 700mila presenti. Mentre gli avvisi sonori ricordano che c’è una fila speciale per i celiaci che vogliono fare la Comunione, scorrono slide con indicazioni sulla raccolta differenziata che definiscono il nostro Parco “un bene ambientale e culturale con una storia secolare che appartiene a tutti” e raccomandano: “Rispettiamo, tuteliamo e proteggiamo questa preziosa riserva naturale e la sua biodiversità. Rispettando poche regole sarà possibile realizzare questo obiettivo”.

 

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Nell’omelia Papa Francesco lancia tre sfide a chi lo ascolta – evocazione della memoria, appartenenza al popolo di Dio, consapevolezza che nulla è impossibile a Dio – per la città, per Monza e dintorni, se ne aggiunge un’altra, più terrena, più terra a terra. Più terrorizzante? No, ma certo impegnativa: accogliere il Pontefice con tutto ciò che questo implica – quasi un milione di fedeli e occhi puntati sui preparativi – e allo stesso tempo non bloccare chi lavora, chi potrebbe stare male, chi “non lo vuole tra i piedi” e anche chi è in fervida attesa di cogliere in fallo la squadra di enti e associazioni che lavorano all’organizzazione “della venuta”. 

L’arrivo in zona, in treno o in auto, ha sorpreso per la rapidità e l’assenza, o quasi, di ingorghi: chi aveva calcolato “minimo due ore” da Saronno o da Muggiò, si è trovato a sdraiarsi su un prato che andava via via riempiendosi già alle 10 di mattina e “per fortuna che ho le parole crociate e il giornale”. La sistemazione nei vari quadranti è stata così guidata da sembrare quasi una scelta spontanea il volersi sedere proprio in quella posizione, anche se così lontano dal palco. Peccato doversi spostare per raggiungere i bagni chimici e passare in coda un tempo pari quasi alla durata della messa poi celebrata. Ma c’è il sole e gruppi di bambini, e meno bambini, giocano a calcio dove i quadranti finiscono, altri si rincorrono, altri ancora intrecciano delle sciarpette di Papa Francesco creando una fune che sembra quella che nelle favole le principesse usano per fuggire dalle torri dove “il cattivo” le ha imprigionate a vita. Di torri, di modeste dimensioni, nel prato del Parco di Monza ce ne sono solo due, e sono riservate alla stampa. Sono sistemate in modo simmetrico, una a destra e una a sinistra guardando il palco, dietro alla zona riservata ai disabili e alle autorità. Simmetriche, da progetto, ma nel suo “zig zagare” lungo le corsie create con le transenne nella folla, la Papa Mobile con Bergoglio a bordo è passata due volte davanti a quella di sinistra, lasciando metà dei reporter con metà degli scatti rispetto ai colleghi. Pochi, i delusi, perché questo passaggio nella folla durato quasi un quarto d’ora, oltre a regalare l’emozione - per chi era pronto a provarla - del vedere/salutare/fotografare il Papa, ha anche improvvisato una sorta di sfida a battaglia navale.

 

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Con le transenne premute sul petto ciascuno fissava gli schermi che riprendevano la Papa Mobile nel prato, cercando di capire “a che punto è?”, “ma passerà di qua?”, “da dove sbuca?”, leggendo i numeri dei settori che comparivano alle sue spalle e localizzandolo così. “È al 20, allora arriva da sinistra. No, ora c’è un 4, ma come è tornato indietro?”. Voci che creano confidenza tra sconosciuti e che ingannano il tempo, tempo che è trascorso relativamente veloce anche per chi è arrivato molto presto, pagando però lo scotto di un intrattenimento musicale molto criticato, sul posto e sui social, su Twitter in primis.

Twitter, è stato un ottimo diversivo, una alternativa alle parole crociate, al quotidiano e alle mille merende in pieno stile pic-nic al parco che chi abita a Monza e dintorni si aspetta di fare a breve in sabati meno affollati. Tra i “cinguetti papali”, semplici da scovare grazie all’hashtag #papamilano2017 , non sono mancati quelli ironici, a volte polemici, a volte solo da “simpaticoni”.

 

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Con 32 minuti di ritardo sulla tabella di marcia, consapevole del fatto che dopo Monza, c’era San Siro ad aspettarlo, con 80mila altri “fan”, Papa Francesco ha celebrato la messa e prima delle 17: “liberi tutti”. Lui di raggiungere lo stadio, ultima tappa del tour de force milanese, gli altri di tornare nelle proprie dimore. Sempre ricordando quello che gli schermi hanno smesso di recitare. “Rispettiamo, tuteliamo e proteggiamo questa preziosa riserva naturale e la sua biodiversità”.

Con qualche intreccio e qui pro quo negli snodi, il deflusso è stato piuttosto veloce e senza incidenti. Certo, se nel prato ci fossero stati gruppi di tifosi di due differenti squadre, con il rimescolio che c’è stato, e la gestione anarchica, non sarebbero mancati risse e scontri. Fortunatamente le bandiere sventolate per tutta la giornata sono state solo gialle e bianche, tutti con lui, con Bergoglio, quindi tutti verso casa estasiati e felici. E in pace. Papa sì o Papa no, Amen, è andato, ed è andato tutto bene.   

 

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