20180127 bosco della memoria 

Una giornata della Memoria molto particolare per la città. È stato inaugurato il Bosco della memoria per ricordare le donne e gli uomini monzesi deportati nei campi di sterminio. Le nostre foto

È stata una giornata molto particolare per Monza quella del 27 gennaio 2018. Lo sappiamo tutti: ogni anno, il 27 gennaio è il Giorno della memoria, istituito nel 2005 dall'ONU per commemorare le vittime dell'Olocausto, ovvero dello sterminio organizzato dai nazisti in collaborazione con il regime fascista di Mussolini. Coincide, così volle l'ONU, con la data in cui l'Armata Rossa (l'esercito dell'Unione Sovietica) liberò il campo di Auschwitz.

 

27012018 locandina LOW 500

 

Quest'anno però è stata una giornata doppiamente particolare per Monza. Dopo un lungo cammino è stato inaugurato il Bosco della memoria. Si trova nella via dedicata a Enrico Messa, ucciso a Fossoli insieme ad altri monzesi: Antonio Gambacorti Passerini, Enrico Arosio, Davide Guarenti e Carlo Prina. È un vero, giovane bosco, i suoi alberi però hanno in più un anello di corten alla base in cui, uno per uno, sono incisi i nomi dei 92 deportati monzesi. Al centro del bosco, una installazione, un monumento. Tutto questo lo ha voluto Milena Bracesco e l'ANED di cui è presidente e che insieme all'ANPI alcuni anni fa lanciò la proposta; lo ha voluto Rosa Lanzaro che l'ha progettato con Davide Tagliabue e in collaborazione con Elena Verri e Emilio Caravatti. Lo ha voluto la Giunta Scanagatti che ha seguito tutto l'iter fino allo scorso anno. Lo hanno voluto, inoltre, i militanti del FOA Boccaccio, come ha tenuto a sottoineare la stessa Bracesco mentre, evidentemente emozionata, stringeva il microfono e ricordava il significato di tutta l'iniziativa davanti a tantissime persone, rappresentanti delle istituzioni, ragazzi delle scuole.

 

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Bundesarchiv Bild 146 1993 051 07 Tafel mit KZ Kennzeichen Winkel retouched

Molti, moltissimi volti commossi, soddisfatti, attenti. La musica dei Malaleche e una suggestiva performance: decine di uomini e donne con il piccolo drappo triangolare sul petto, quello che distingueva i deportati, un vero e proprio codice colore, tragico e spietato. Si sono mossi a gruppi lungo i viottoli del bosco, fermandosi a rotazione in tre punti diversi, lì dove sono state lette le testimonianze arrivate fino a noi.

È vero, c'erano anche ragazzi più interessati ai loro telefoni che alle letture, ma per fortuna era una piccola minoranza. I più hanno ascoltato con evidente partecipazione emotiva. Non è stata una manifestazione formale, non è stato uno stanco rituale. Abbiamo visto una città radunarsi, incontrarsi, ricordarsi. Torneremo presto a parlarne, del Bosco, di Milena Bracesco, della necessità di tenere viva la fiamma dell'antifascismo soprattutto oggi che la banalità del male è sempre più sfacciata, manifestandosi nelle dichiarazioni razziste del candidato leghista alla presidenza della Regione Lombardia o nel vergognoso rogo del pupazzo di Laura Boldrini a Busto Arsizio ad “opera” dei “giovani padani”. Nell'epoca del diffusissimo, ipocrita “io non sono razzista ma” Il Bosco, speriamo, saprà regalare a Monza ossigeno democratico, antirazzista e antifascista. È stata una giornata particolare. Non la dimenticheremo.

 

Gli autori di Vorrei
Antonio Cornacchia
Antonio CornacchiaWebsite: www.antoniocornacchia.com

Sono grafico e art director, curo campagne pubblicitarie e politiche, progetti grafici ed editoriali. Siti web per testate, istituzioni, aziende, enti non profit e professionisti.
Scrivo soprattutto di arti e cultura.

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