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Dossier. Le donne, ad esempio. Intervista al Segretario generale della Fondazione Monza e Brianza, giovane e donna in un settore meno interessato dalla competizione a tutti i costi e in cui si sentono meno le questioni di genere

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remessa: la Fondazione Monza e Brianza, con sede a Monza, è una cosiddetta fondazione comunitaria, cioè un'organizzazione radicata sul territorio con lo scopo di sostenere e finanziare progetti e iniziative sociali, culturali e ambientali portati avanti da associazioni ed enti no profit. Il modello di fondazione comunitaria, come ci spiega il Segretario generale della fondazione monzese Marta Petenzi, è stato introdotto in Italia a fine anni Novanta dalla Fondazione Cariplo.
Nella sola Brianza, spiega ancora Petenzi, i progetti sostenuti dal 2000 a oggi sono stati circa 1200, una buona metà di quelli presi in esame. I finanziamenti alle iniziative – a fondo perduto – provengono da donazioni di privati, dalle erogazioni annuali della Fondazione Cariplo e dalla rendita del patrimonio della stessa fondazione monzese.
Marta Petenzi riveste il ruolo di Segretario generale della Fondazione Monza e Brianza dal 2007, ma ci lavora fin dal 2003, dopo aver completato gli studi universitari proprio con una tesi sul modello delle fondazioni comunitarie. A Vorrei spiega il suo percorso, non intaccato a suo dire da alcuna questione di genere.

20140513 MP con associaz giovan

Qual è il lavoro che svolge Marta Petenzi?
Mi occupo della gestione organizzativa complessiva della Fondazione Monza e Brianza. Ho la responsabilità di attuare i piani e le strategie delineate insieme al Consiglio di amministrazione. Il nostro lavoro permette di indirizzare in modo efficace le donazioni e le risorse necessarie alle iniziative di quelle realtà no profit del territorio che rispondano ai requisiti dei nostri bandi. Spesso agiamo anche da aggregatori e catalizzatori fra realtà diverse, per creare sinergie sul territorio.

Fra le attività della Fondazione, ce ne sono alcune mirate per favorire l'iniziativa femminile?
Finanziamo senz'altro diversi progetti destinati ai soggetti deboli, svantaggiati, e, viene da dire purtroppo, spesso al centro di questi progetti stanno le donne. Non prevediamo però fondi specifici destinati ad attività legate alle donne o alle questioni femminili. Il nostro modo di lavorare è diverso: ogni anno, semplicemente, vengono individuati dei filoni di intervento, uno dei quali, questo sì, spesso è proprio l'emancipazione femminile. Alcuni dei nostri bandi hanno quindi questo oggetto. Ragioniamo per bandi e per progetti, comunque, non per questioni.

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Come vive la sua condizione di dirigente? L'autorità è compatibile con la femminilitá?
Sono diventata segretario nel 2007. Allora, come oggi, il Consiglio di amministrazione era in larga parte maschile, eppure non ha esitato a scommettere coraggiosamente su una persona come me: giovane e donna. È stato senz'altro il simbolo di una visione positiva e rivolta al futuro. In ogni caso, io credo che nel sociale, soprattutto negli ultimi anni, la donna con ruoli di responsabilità sia in sensibile crescita.
L'autorità è una cosa che si costruisce nel tempo. Nel mio campo, ho sempre avuto una percezione sana della parità fra uomo e donna: nel terzo settore puoi dimostrare quanto vali a prescindere dal genere. Sarà forse perchè le donne sono di più che in altri settori, ma la mia esperienza è questa. A me, per esempio, è stata data la possibilità di crescere e dimostrare il mio valore fin dall'inizio del mio percorso in fondazione. È venuto naturale ai miei superiori di darmi sempre maggiore fiducia, a prescindere, credo, dal fatto che fossi donna o uomo.

Quanta fatica ha dovuto fare per sostenere il ruolo?
Quella che avrebbe dovuto fare chiunque al mio posto, anche se mi rendo conto che, nell'immaginario di molte persone, possa essere sorprendente una donna giovane nel ruolo di Segretario generale. Qualche pregiudizio da combattere c'è sempre, ma nella mia esperienza non si è mai trattato di nulla che non si potesse risolvere collaborando.

Si dice spesso che le donne, a parità di ruolo, debbano faticare il doppio degli uomini.
A me per fortuna non è capitato. Intorno a me tutti hanno dovuto dimostrare qualcosa. Tutti e tutte.

Il suo ambiente, quindi, non appare molto competitivo. È così? È diversa la competizione con gli uomini rispetto a quella con le donne?
Un minimo di competizione c'è dappertutto, ma io non la lego al femminile o a una questione di genere. Sarà che nel mio campo viene cercata molto più spesso la collaborazione rispetto alla competizione, ma nel mio percorso la competitività ha contato sempre poco, e men che meno ho riscontrato competitività diversa fra uomini e donne.

20140513 MP e Youth bank

 Se intendo bene il suo punto di vista, per lei quindi autoritá e competenza ben difficilmente potranno avere un segno di genere, giusto?
Che siano esercitate da un uomo o che siano esercitate da una donna, autorità e competenza vengono contraddistinte da cose ben diverse dal genere, secondo me. Io sono sempre scettica rispetto a queste classificazioni, perché gli approcci e i comportamenti sono così vari da prevaricare gli aspetti di genere. È il vissuto di ciascuno che prevale. Faccio un po' fatica a inquadrare eventuali differenze fra le persone in base al sesso: i comportamenti per me non dipendono mai da queste cose.

La Brianza è una realtà a "misura di donna", secondo lei? Perché?
Magari la mia è una visione ottimistica perché ancora non ho fronteggiato determinati problemi, ma a mio personalissimo parere la Brianza offre le opportunità di conciliare famiglia e lavoro. Anche nei ruoli istituzionali, le donne hanno fatto parecchia strada: solo per fare due esempi, abbiamo un prefetto e un presidente del tribunale, entrambe donne.
La Brianza secondo me rispecchia comunque la situazione complessiva del paese: l'effettiva parità va ancora raggiunta, ma il percorso si sta compiendo.

Gli autori di Vorrei
Simone Camassa
Simone Camassa

Nato a Brindisi il 7 maggio del 1985. Insegnante di Italiano, Storia e Geografia nella scuola pubblica, si è laureato in Lettere, in Culture e Linguaggi per la Comunicazione e in Lettere Moderne, sempre all'Università degli studi di Milano. Suona la chitarra elettrica (ha militato in due gruppi rock, LUST WAVE e BLACK MAMBA) e scrive poesie.

Appassionato di sport, ha praticato il nuoto a livello agonistico fino ai diciotto anni, per un anno ha anche giocato a pallacanestro. Di recente, è tornato al cloro.
È innamorato della letteratura in tutti i suoi aspetti, dalla poesia fino al fumetto supereroistico statunitense. Sogna di realizzare un supercolossal hollywoodiano della Divina Commedia, ovviamente in forma di trilogia e abbondando con gli effetti speciali.

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