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 Dossier. Consumo consapevole. Sono Rosa, massaia furba e parsimoniosa. Sento sempre più spesso parlare di consumo intelligente e vi garantisco che in questo settore sono un’esperta.

Sono Rosa, massaia furba e parsimoniosa. Sento sempre più spesso parlare di consumo intelligente e vi garantisco che in questo settore sono un’esperta. Infatti, prima di andare a fare la spesa, ogni mattina metto sul tavolo tutte le promozioni dei supermercati per vedere dove i prezzi sono più bassi, e poi esco. E’ un po’ un lavoraccio, lo so, ma non mi faccio imbrogliare, tanto lo sanno tutti che i prodotti sono tutti uguali.

Una mia amica mi dice sempre: «Ma perché non usi la rete, che è più facile?». Beh, sentite, l’ho usata una volta sola, e perdevo tutte le patate per strada. Ma come si fa ad essere così stupidi? Io con le mie borse vado benissimo. Anche alla radio dicono sempre che le borse vanno bene…

Sono anche molto critica e sto attenta a tutto. L’altro giorno ho detto al direttore del supermercato: «Ma perché esponete sempre i vostri prodotti sugli scaffali alti mentre quelli delle altre marche li mettete sugli scaffali bassi?». Mi ha risposto che non ci aveva mai fatto caso. Eh, ma a me non scappa niente. Sono furba io. Anche questa storia del chilometro zero. Io ci sto attenta. Abito vicino a tre supermercati. Il primo è a cento metri e gli altri sono a non più di sette-ottocento metri da casa mia in direzioni opposte. Quindi diciamo che abito a chilometri zero virgola uno, sette e otto dai supermercati. Più chilometro zero di così! Personalmente trovo i prodotti a chilometro zero migliori degli altri. Per esempio: la frutta è sempre bella e talmente lucida che sembra lucidata con la cera, i pomodori sono tutti grandi uguali, che è più facile tagliarli, l’insalata è già tagliata e lavata. Devo solo mangiarla. Le fragole poi sono così rosse che sembrano colorate. Niente a che vedere con la frutta e la verdura che ti vendono al mercato, sempre sporca e ammaccata.

Faccio anche tanto consumo equo e solidale: vado al super all’ora di pranzo, che c’è meno gente, passo un’oretta girando per le corsie, prendo qualche tramezzino, qualche panino al prosciutto o qualcosa di caldo al reparto gastronomia, una birretta e poi mi nascondo nel reparto “Bio”, che non so cosa vuol dire, ma è sempre vuoto, e faccio colazione. Come dici: «Ma cosa c’entra il consumo equo-solidale?» Beh, ormai siamo in tante a farlo, e ci dividiamo equamente il mangiare. Siamo molto solidali fra noi.

Eh sì, io sono una che vive il proprio tempo. A proposito! Siamo in marzo e il tempo è caldo come in luglio.
Come sarebbe bello se non piovesse più fino a quest’autunno.