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La zia Giuseppina si tira in piedi, si rassetta la gonna, si mette una molletta nei capelli. “Parto” dice “Vado a Ninive.” Ma uscire da Troia assediata non è facile.

La zia Giuseppina vuole morire perché il suo Deifobo è stato ucciso durante la battaglia presso le navi (libro decimo quinto dell’Iliade). Lei ha fatto di tutto per seguirlo. Ha ingoiato chiodi, ha camminato controvento, ha preso per il collo il maiale urlandogli sul muso: “Mangia me!” Ma il suino si era girato dall’altra parte perché la zia Giuseppina è pelle e ossa.

 La donna vuole morire di fame. All’ora di cena prende uno sgabello e si siede in faccia al muro della cucina. Con gli occhi spalancati guarda la parete sperando che le appaia il suo uomo. Intanto prega con bisbigli che si affievoliscono man mano che la pendola batte le ore, finché passa dalla veglia al sonno e nel sonno sogna Deifobo. Come l’abbraccia forte Deifobo, da togliere il fiato! Per forza lei si risveglia. Quando più non se l’aspetta lui le appare sul muro.

 “Tu?” “Io.” “Tu, tu proprio tu?” “Proprio io.” “Non sei morto?” “Sì, ma, forse…qualche volta ho il permesso di tornare tra i vivi.” “Dove stai?” “Dove c’è posto. Adesso sono a Ninive.” “Ninive? E cosa fai là?” “Sono il commesso di una piccola libreria.” La zia Giuseppina sorride: “C’è posto anche per me?” Deifobo non sa come rispondere: “Sì, ma, forse …” La donna teme la vacuità della risposta. Allunga un dito. Vorrebbe toccare Deifobo. Non sarà un sogno? Infatti il fantasma si spegne. Lei sente le gambe molli, vacilla, sviene e scivola a terra.

 Al mattino l’uomo che porta il latte la trova distesa sul pavimento. E’ morta? Il lattaio le passa una mano sulla fronte. Non è fredda, è ancora viva. La zia Giuseppina beve un goccio di latte e rinviene del tutto. “Ninive? Dov’è Ninive?” Il lattaio non lo sa. Gli pare di aver sentito nominare quella città da bambino. Forse è là che vive il Minotauro.

 La zia Giuseppina si tira in piedi, si rassetta la gonna, si mette una molletta nei capelli. “Parto” dice “Vado a Ninive.” Ma uscire da Troia assediata non è facile. Per fortuna il lattaio conosce i cunicoli che le talpe hanno scavato sotto le mura di Troia. Lui passa là sotto quando va a pescare nello Scamandro. La zia Giuseppina e il lattaio si mettono d’accordo per la prima notte senza luna. E’ buio pesto, sono spenti i fuochi dei greci sulla riva del mare e sono spenti i bracieri sulle mura di Troia. La notte è sacra agli dei. La zia Giuseppina e il lattaio si calano nei cunicoli e prima dell’alba sono fuori dalla città assediata.

 “Quanto ti devo?” dice la zia Giuseppina. “Niente “dice il lattaio. “Io e Deifobo eravamo amici. Insieme andavamo a pescare. Una volta abbiamo preso una tinca lunga un braccio. Lui la teneva per la coda io per le branchie. Povera tinca! Si era messa a piangere. Che dovevamo fare? L’abbiamo lasciata andare. Perciò eravamo amici.” La zia Giuseppina non sa come sdebitarsi, dalla sua borsa prende un fazzolettino ricamato. “E’ per te” dice. “Se ti viene caldo sventolati con questo.” “Grazie” dice il lattaio “Buona fortuna.” e si rinfila nei cunicoli delle talpe per tornare nella città assediata. La zia Giuseppina non sa da che parte andare. Per fortuna passa un Circo Equestre: “Ninive, Ninive …” “Ja, ja Ninive!” le rispondono dalla carovana. Lei supplica un passaggio. “Jawol!”. La gente del circo è brava gente. Le fanno posto nella gabbia del leone. La bestia è vecchia, inappetente, non mangia nessun umano. La zia Giuseppina è una brava sarta che si sdebita rinnovando il corredo della Donna Cannone. Nuove sottovesti, nuovi corpetti, nuove calze lunghe, soprattutto nuovi mutandoni di taffetà stralucido, tanto lucente che quando la Donna cannone si rimira allo specchio, il cristallo rifulge come se fosse incendiato dal fulmine.

 Il Circo viaggia a zig zag sostando nei paesi più popolosi. La zia Giuseppina si rende utile vendendo zucchero filato. Finalmente il Circo Equestre arriva a Ninive. La zia Giuseppina saluta e abbraccia tutti: la Donna Cannone, la zingara che legge la mano, il poeta che declama le sue odi, il vecchio leone, il serpente a sonagli, le pulci ammaestrate: “Danke, danke, adieu, adieu!”

 La zia Giuseppina si mette in cerca della libreria di Deifobo. La trova sotto i portici di una piazzetta fiorita di asfodeli. Sull’insegna c’è scritto “Chi legge diventa immortale.” La donna sbircia dalla porta a vetri. Non c’è nessuno, cioè sul bancone c’è un grosso topo che rosicchia un libro. Sul pavimento altri libri sbocconcellati. Sono rimaste quasi intatte le copertine di cartone. La zia Giuseppina bussa ai vetri. Il topo smette di rosicchiare e guarda la donna. “Deifobo?” Il topo non sa nulla di Deifobo, scuote la testa e riprende a rosicchiare. La donna spinge la porta ed entra in un fuggi fuggi di ratti.

Non è rimasto un libro intero. A ben vedere si è salvato solo il Guerrin Meschino nella bella edizione dei fratelli Grimm. (Kinder – und Hausmarchen) Il resto è un tritume di carta che sa di cantina. Alla zia Giuseppina viene da piangere.

Questo racconto finisce qua, tra le lacrime della donna. Posso solo aggiungere due parole sul libro del Guerrin Meschino. Pagine di morbidissima carta Holland. Fantastiche illustrazioni di foreste e deserti. Profumo d’erba di mia madre che persiste dal tempo in cui lei mi leggeva il libro prima che io mi addormentassi, cacciando la testa sotto il cuscino, il luogo più brulicante di fantasmi della nostra casa.

 

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Gli autori di Vorrei
Adamo Calabrese
Adamo Calabrese

Adamo Calabrese è scrittore, autore di teatro e illustratore. Ha pubblicato con Einaudi il romanzo "Il libro del re", con Albatros i libri di racconti "L'anniversario della neve", "La cenere dei fulmini", "Il passaggio dell'inverno", con Joker "Paese remoto". Ha illustrato i propri libri ed edizioni di Dante, Gibran e Pascutto. Scrive e disegna per il quotidiano "Il cittadinio" di Lodi, per le riviste "Vorrei" di Monza e "Odissea" di Milano. I suoi ultimi lavori teatrali hanno messo in scena opere di Brecht, Joyce, San Francesco e Iacopone. Nel 2012 RAITREha trasmesso un suo testo. Nel 2014 è stato finalista del premio internazionale di grafica satirica "Novello". Insegna letteratura presso le Università della terza età di Sesto san Giovanni e Milano (Università Cardinale Colombo)

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