20181505 bernie birdie 

 Mai come quest’anno le elezioni americane di medio termine potranno segnare una svolta nel Democratic Party con la vittoria di candidati progressisti. Parola di Bernie "Birdie" Sanders. Ricominciamo a seguire mosse dell'uomo politico più amato d'America, quasi certo candidato per le presidenziali 2020, partendo da dove lo avevamo lasciato un anno fa. 

Rubando l’autoironica espressione post-elettorale di Pippo Civati, che dal suo blog si è rivolto ai suoi “25 e-lettori” per comunicare l’apertura di un canale telegram dedicato agli argomenti dei quali scrive, meno ironicamente e limitatamente al significato che il trattino conferisce al termine, anche chi scrive si rivolge ai suoi “25 e-lettori” di Vorrei per annunciare la ripresa di qualche resoconto americano-sandersiano curiosando qua e là tra varie fonti di informazione, soprattutto dirette e indipendenti.        

Le elezioni di medio termine si svolgeranno il 6 novembre 2018; le primarie democratiche e repubblicane per la scelta dei vari candidati che si sfideranno  per il rinnovo di buona  parte del Congresso, di 36 Governatori e di molte altre cariche locali sono già cominciate;  gli ultimi  sondaggi sul gradimento Trump, rilasciati qualche giorno prima che a Gaza morissero minorenni e una bambina di 8 mesi mentre Ivanka sorrideva a Gerusalemme davanti alla nuova ambasciata americana, lo davano in consistente ascesa; Bernie Sanders è l’uomo politico più amato d’America.

Tutti buoni motivi per dare il via a una  "seconda stagione" di articoli, dopo quelli apparsi abbastanza assiduamente su queste pagine due anni fa, cominciati durante la testimoninza diretta di quanto avveniva per le strade di Filadelfia nei giorni della Congresso Nazionale Democratico.  Mentre all'interno del "palazzo", anzi dello stadio, della Convention Hillary otteneva la nomina presidenziale, una marea umana proveniente da ogni angolo del paese conclamava definitivamente la Political Revolution di Bernie Sanders. 


Un  montaggio di alcuni brevi stralci dei tantissimi cori durante le pacifiche manifestazioni nei giorni della Democratic National Convention nel luglio 2016 a Filadelfia

 

Dopo l'elezione di Trump quegli articoli hanno subito un rallentamenteo, segnalendo tuttavia alcune tappe della lotta interna al Democratic Party. Ripartiamo quindi da  Il PD americano tra conservatori, progressisti, riformisti, scissionisti... pubblicato poco più di un anno fa, che cercava di offrire una fotografia della contraddittoria dicotomia del Democratic Party, dimostrando come nonostante la bruciante sconfitta di pochi mesi prima  il suo establishment non avesse alcuna intenzione di cambiare rotta.  L'occasione per farlo era l'elezione del nuovo presidente del Comitato Democratico Nazionale, conseguente alle obbligate dimissioni della sua ex-presidente Debbie Wasserman Schultz coinvolta in pesantissime scorrettezze a favore di Hillary durante le primarie. A fronte della forte espressione della base per il candidato progressista Keith Ellison, la scelta per la carica del leader dell'organo più importante del Democratic Party ricadde sull'hillariano Tom Perez, grande raccoglitore di quel "big money" che  Sanders e i suoi vedono come la peste.

L'elezione dell'hillariano Tom Perez a presidente del Comitato Democratico Nazionale, il più importante organo del partito, avveniva il 25 febbraio 2017, giorno in cui in Italia veniva fondato Articolo 1 - Movimento  Democratici e Progressisti.
Pippo Civati aveva già lasciato il PD dal 2015 per fondare Pssibile, con un programma progressista in sintonia con la piattaforma sandersiana.

Per strani giochi del caso quell'elezione avveniva il  25 febbraio 2017, giorno in cui  in Italia veniva fondato il nuovo partito dei Democratici e Progressisti, nato dalla secessione di quegli esponenti del PD accortisi alla buon'ora che lì dentro di cose democratiche e progressiste non se ne facevano più. Meglio tardi che mai? Retrospettivamente guardando, la risposta è no. Troppo tardi. 

Soprattutto perché qualcuno già da tempo la metamorfosi l'aveva percepita chiaramente tanto che due anni prima, e due anni non sono pochi,  dal PD se ne era andato per  fondare un nuovo partito ispirato a quei principi di giustizia sociale ai quali il PD, già diventato PDR, aveva  rinunciato pur continuando a riempirsene la bocca. Un partito, Possilibe, che ci sentiamo di citare qui in quanto in sintonia con la Political Revolution di Bernie Sanders. Un partito dalla cui presidenza  il suo fondatore  ha dato le dimissioni dopo le elezioni di marzo, come se la sconfitta della sinistra fosse colpa sua. E se oggi Pippo Civati dovesse paradossalmente ritrovarsi ad avere per davvero  soltanto "25 e-lettori", quelle cosette di poco conto come dirittura morale, fedeltà ai principi in cui si crede, rispetto per le promesse fatte alla base elettorale e un senso della responsabilità persino esagerato, non gliele toglie nessuno, e costituiranno una garanzia su cui un’auspicabile nuova platea di elettori, in un futuro oggi come oggi assolutamente imprevedibile, potrà contare.  

Tornando all'articolo da cui questa digressione ha avuto inizio, esso faceva anche il punto di alcuni movimenti, tra cui Justice Democrats e  Draft Bernie for a People's Party, sorti  intorno alla Political Revolution di Bernie, per allargare sempre più la base popolare in modo da poter rimpiazzare, quanto prima e quanto più possibile, con politici progressisti  quelli democratici legati ai pac e ai superpac (questi ultimi  in particolare  sono inimmaginabili quantità di denaro che possono affluire grazie ad una  legge di stampo conservatore del 2010, la cosiddetta Citizen United, di cui anche Hillary e molti candidati democratici avevano abbondantemente beneficiato,  per la cui abolizione Bernie si batte strenuamente). Altro intento  era convincere il loro paladino a correre per le presidenziali del 2020,  cosa data ormai per certa da tutti i bookmaker nonostante l'eta di Birdie che,  nato nel 1941 come Bob Dylan, ha però ampiamente dimostrato di avere la stessa tempra da forever young

L'intenzione di allargare i movimenti dal basso e di creare una rete di contatti per coordinare la lotta dei singoli movimenti ispirati a Bernie era stata chiaramente esplicitata durante un comizio tenutosi a notte inoltrata nell'ultimo giorno della  Convention di Filadelfia, quando diversi delegati sandersiani avevano raggiunto molti manifestanti sotto le arcate di un edificio  del Franklyn Roosevelt Park, l'ampio parco attiguo ai presidiatissimi cancelli dello stadio nel quale si svolgeva il congresso.  

Da allora quei  movimenti di passi  avanti ne hanno fatti tanti, riuscendo a piazzare diversi progressisti in posizioni amministrative locali anche grazie a Bernie e al suo neverending tour, che si sta facendo e si farà sempre più frenetico in questi mesi decisivi. L'obiettivo da sempre dichiarato di Bernie è infatti fare eleggere alle varie  cariche federali e statali il maggior numero possibile di candidati alquanto differenti, tanto per fare due esempi  famosi, da Nancy Pelosi e Chuck Schumer, gli attuali  leader di minoranza di Camera e Senato. 

 

Frammenti degli interventi di alcuni dei delegati sandersiani che nella notte tra il 28 e 29 luglio 2016 hanno raggiunto parte dei manifestanti. mentre altri protestavano davanti ai cancelli dello stadio sede della Convention e lungo la strada blindata dalla polizia in attesa dell'uscita delle auto. 

 

Per inaugurare  questa seconda stagione  pubblichiamo una delle e-mail  firmate da Bernie, che gli iscritti alla sua mailing list ricevono periodicamente. Datata 29 marzo 2108, essa offre una  panoramica  generale dello stato attuale delle cose e degli intenti della  Political Revolution.

Prima di lasciare la parola a Bernie "Birdie" Sanders però,  alcune sommarie indicazioni didascaliche sulle elezioni di medio termine in generale e su quelle di quest'anno in particolare.

 

Le elezioni americane di medio termine

Alle elezioni di medio termine del 6 novembre 2018  si voterà  per tutti i 435 deputati e per 35 dei 100 senatori.
Attualmente entrambe le camere del Congresso sono a maggioranza repubblicana.

Da sempre preludio dell’ufficializzazione dei nomi in corsa per le candidature alle successive presidenziali, con relative smentite o conferme dei vari rumors precedenti, le mid term elections sono un evento molto importante poiché possono confermare o rovesciare l’appoggio di Camera e/o Senato al presidente in carica.

Già con quelle del 2010 per esempio Barack Obama, che solo due anni prima era diventato presidente con il controllo di tutto il Congresso, si trovò ad avere la minoranza alla Camera, cosa riconfermata anche in occasione della sua seconda vittoria presidenzale nel 2012. Con le elezioni di medio termine del 2014 poi il povero Barack divenne un  precocissimo lame duck president, perdendo anche il controllo del Senato (la definizione di lame duck o anatra zoppa viene generalmente attribuita ai presidenti negli ultimi mesi del secondo mandato). 

Seppure per noi l’interesse prevalente sia  relativo al rinnovo dei 435 membri della Camera  (il cui mandato è biennale pur essendo rinnovabile a oltranza come quello dei senatori) e di circa un terzo dei membri del Senato (la cui  carica è di sei anni ed è scaglionata in modo tale che ogni 2 anni ci siano circa 33 senatori da rieleggere), anche le elezioni di medio termine vedono contestualmente il rinnovo di moltissime importanti posizioni governative ed amministrative a livelli non federali. 

Quest’anno ai 33 senatori in scadenza (8 repubblicani, 23 democratici e i 2 indipendenti uno dei quali è Bernie Sanders) ne vanno aggiunti altri due, che si sono dimessi anticipatamente e per i cui posti, momentaneamente coperti da sostituti ad interim, gli elettori dei loro due stati sono chiamati ad elzioni senatoriali “speciali”. 

Come per le presidenziali anche i  deputati e i senatori che si contendono i seggi nell'election day sono scelti attraverso le primarie.
Molte altre sono le cariche locali e statali per le quali si voterà. 

I candidati che si confronteranno l’8 novembre saranno come sempre coloro che risulteranno vincitori dalle varie elezioni primarie, che si svolgeranno per la Camera in tutti gli stati e per il Senato in quegli stati che hanno senatori da rinnovare. 

In alcuni stati le primarie hanno già avuto luogo e continueranno per tutta l'estate  per concludersi il 13 settembre.  
Per quanto riguarda le primarie democratiche per esempio, esse si sono già svolte in 8 stati su 50, ultimo dei quali è stato la Pennsylvania, dove gli elettori iscritti alle liste democratiche hanno votato il 15 maggio. Nei 18 distretti corrispondenti al numero di seggi della Camera che spettano alla Pennsylvania sono  dunque già stati scelti i 18 candidati democratici che il 6 novembre sfideranno i 18 repubblicani vincitori delle loro primarie.

 

 

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Immagine di Debbie Pinard  pubblicata sulla pagina Facebook "Bernie Sanders Progressives" 

 

Lettera di Bernie Sanders del 29 marzo 2018

 

Le elezioni di medio termine del 2018 saranno un momento cruciale per la storia americana. Se avremo successo potremo porre fine alla disastrosa agenda di Trump, ricostruire la classe media in sofferenza e creare un Congresso che sostenga la giustizia economica, politica, ambientale e razziale. 

Nel 2018 noi abbiamo il potenziale non solo di conquistare posizioni di rilievo a tutti i livelli di governo, ma di eleggere candidati progressisti forti, ben preparati per guidare l’1% e per combattere a favore un programma che risponda ai bisogni delle famiglie delle classi lavoratrici e non solo a quelli dei fratelli Koch e degli altri ricchi finanziatori elettorali. 

Tuttavia queste vittorie sono ben lungi dall’essere garantite. Non è sufficiente per gli americani avere qualcosa "contro" cui votare, devono avere qualcosa "per" cui votare. Gli elettori conoscevano bene le miriadi di problemi con Donald Trump nel 2016, eppure lo hanno eletto lo stesso. Oggi, a dispetto di tutti i suoi scandali e comportamenti vergognosi, il suo tasso di gradimento è quasi agli stessi livelli di allora. 

La verità è che per un’infinità di motivi, milioni di nostri concittadini hanno perso fiducia nel governo, disprezzano i leader politici e non vedono alcuna ragione per cui votare. Nell’ultima elezione di medio termine nel 2014, gli Stati Uniti hanno avuto il più basso tasso elettorale degli ultimi 70 anni - solo il 37%.

Il nostro impegno per il 2018 è cambiare tutto ciò. Sì, dobbiamo rovesciare l’autoritarismo, la xenofobia, il razzismo, il sessismo, l’omofobia  e l’intolleranza religiosa di Trump - ma dobbiamo fare ancora di più.  Dobbiamo riunire gli americani intorno ad un programma che funzioni per loro e non per la classe miliardaria. Dobbiamo aumentare significativamente l’afflusso elettorale con solidi candidati progressisti che combattano per le famiglie delle classi lavoratrici.

A mio parere, le elezioni del 2018 offrono un’opportunità unica di eleggere una nuova generazione di candidati che darà inizio a un’era di consistente cambiamento progressista in questo paese. Mai come ora ci sono stati così tanti candidati a favore  dell’Assistenza Sanitaria  per tutti, della frequenza gratuita per università e college pubblici, dell’abolizione  di Citizens United, del salario minimo di 15 dollari, di una legislazione sul controllo delle armi che rispetti il senso comune, della trasformazione di un sistema energetico sganciato dai carburanti fossili, in pratica tutto il nostro programma elettorale.

E’ imperativo sostenere  questi candidati quanto più possibile. Non solo perché così daremo la forza alle famiglie delle classi lavoratrici di uscire dall’astensionismo  e votare per i Democratici, ma perché è così che possiamo trasformare l’America. 

Sappiate che è mia intenzione fare campagna attiva per tutta la stagione elettorale per dare forza alla comunità progressista e sostenere i candidati che portano avanti il nostro programma. E, per inciso, ciò non significa solo presenziare negli stati blu (democratici). Significa anche battere stati rossi (repubblicani) e stati viola (in bilico) e gli stati che Trump ha vinto con larghi margini. Mi aspetto di vedervi numerosi agli eventi organizzati da costa a costa. Il fatto è che  è il Partito Democratico non può continuare ad ignorare metà degli stati del paese. Deve diventare un partito di 50 stati.

Ma non posso fare tutto da solo.

Per favore fate una donazione di 3 dollari per sostenere il mio impegno a viaggiare in tutto il paese e ad organizzare grandi raduni a sostegno di cause e candidati progressisti. Non lo chiederei se non fosse così importante. Non posso fare a meno del vostro aiuto.

Come ben ricorderete, fino a poco  fa parecchie delle idee di cui noi parliamo  da molto tempo  erano considerate estremistiche da molti dei media mainstream e dal  Congresso. Ecco, questo sta cambiando. 

Molti anni fa io ho presentato un legge che chiedeva l’Assistenza Sanitaria per tutti. Non avevo alcun appoggio in senato. Troppo radicale. Ora, con una maggioranza di americani che vogliono l’assistenza sanitaria per tutti, ci sono 16 senatori oltre a me che la sostengono. Alcuni anni fa l’idea di un salario minimo nazionale di 15 dollari all’ora sembrava impensabile. Ora abbiamo  30 senatori che sono con me a favore di quella legge. Stiamo anche vedendo buoni progressi per rendere gratuiti college e università pubbliche, per  ridurre l’oltraggioso livello del debito degli studenti, per rendere più sostenibile l’assistenza  ai bambini  e per  decriminalizzare il possesso di maijuana.

Abbiamo fatto tanta strada in poco tempo, e tutti quei progressi sono una testimonianza per la gente di tutti gli strati sociali e di tutte le comunità che si uniscono e si alzano per dire ENOUGH IS ENOUGH! (quando è troppo è troppo) Vogliamo un governo che funzioni per tutti, e non solo per una manciata di miliardari. 

Questa è la rivoluzione politica. 

Nel 2018, possiamo far progredire notevolmente la nostra causa. Ma non sarà facile. L’elite finanziaria e coloro che traggono enormi profitti  dallo status quo non si lasceranno sconfiggere senza combattere. Sono in possesso di ricchezze oscene e hanno usato tutti quei soldi per proteggere un sistema disfunzionale che consente loro di guadagnare miliardi lasciando indietro troppi americani. 

Ma se siamo disposti a combattere, quest’anno è arrivato il momento di portare a casa grossi risultati.  E’ quello che intendo fare, ma no posso farlo da solo.

Ora è giunto  il momento perché milioni di famiglie delle classi lavoratrici si uniscano, diano nuovo vigore  alla democrazia americana, fermino il collasso della classe media americana, e assicuirino ai nostri figli e nipoti una qualità di vita che garantisca loro salute, prosperità, sicurezza e gioia -  e che renda nuovamente gli Stati Uniti il paese leader nella lotta per la giustizia sociale ed economica, per la salute ambientale e per un mondo pacifico. 

Quest’anno, noi faremo avanzare la nostra causa come non è mai successo prima d’ora. Ma accadrà solo se a questa lotta parteciperemo  tutti insieme.

In solidarietà. 

Bernie Sanders

Gli autori di Vorrei
Elisabetta Raimondi
Elisabetta Raimondi
Disegnatrice, decoratrice di mobili e tessuti, pittrice, newdada-collagista, scrittrice e drammaturga, attrice e regista teatrale, ufficio stampa e fotografa di scena nei primi anni del Teatro Binario 7 e, da un anno, redattrice di Vorrei.
Ma soprattutto insegnante. Da quasi quarant’anni docente di inglese nella scuola pubblica. Ho fondato insieme ad ex-alunni di diverse età l’Associazione Culturale Senzaspazio.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.