20160429 autodromo

Daniela Pollastri scrive alla rivista «Non riesco proprio ad immaginare come il FAI possa illustrare le curve sopraelevate facendole rientrare nella categoria di elementi in grado di "dare vita a un nuovo paesaggio con caratteristiche proprie di grande interesse"»

Riceviamo e pubblichiamo

 

Leggo sull'ultimo numero di Vorrei che per promuovere il FAIrun  che si terrà nell'ambito della 41esima edizione del Monza Sport Festival presso l'Autodromo di Monza, la Delegazione monzese del FAI, organizzatrice dell'evento, propone in abbinamento alla manifestazione sportiva visite guidate intese a "far leggere sotto una nuova luce alcuni degli elementi che costituiscono lo splendido patrimonio del Parco e dell’Autodromo che, realizzato 93 anni fa, ha dialogato con esiti alterni con i principali elementi del Parco storico, progettato dall’architetto Luigi Canonica e ha dato vita a un nuovo paesaggio con caratteristiche proprie di grande interesse."

Non penso di essere la sola ad aspettarmi che il FAI (Fondo Ambiente Italiano, associazione intesa a promuovere una cultura di rispetto della natura, dell'arte, della storia e delle tradizioni italiane e tutelare un patrimonio che è parte fondamentale delle nostre radici e della nostra identità)  prendesse le distanze dall'insensato intervento che nel 1922 ha stravolto il delicato equilibrio del Parco soppiantando la straordinaria scenografia del Bosco Bello, frapponendosi con successivi interventi quale ostacolo visivo tra la prospettiva di viale Mirabello e la vista del Resegone, ignorando di fatto l'impianto progettuale del Canonica per cadere dall'alto con una struttura del tutto indifferente alla propria location,
che ancora oggi impone le proprie necessità in termini di ampliamenti, varianti, progetti di adeguamento a discapito del Parco che lo ospita.

Non riesco proprio ad immaginare come il FAI possa illustrare le curve sopraelevate facendole rientrare nella categoria di elementi in grado di "dare vita a un nuovo paesaggio con caratteristiche proprie di grande interesse". Ne' come possa proporre un itinerario che intende far dialogare i luoghi più significativi e storici di Parco: il viale Mirabello, il Rondò della Stella, il Bosco Bello, il Roccolo, il Serraglio dei Cervi, e quelli dell'Autodromo: Circuiti tra il 1922 e il 1955, l’ex ponte Campari, il Circuito Florio, la Pista Pirelli, la Sopraelevata, il monumento a Fangio, i vecchi box, l’ex Palazzo Esposizioni (ora Museo della Velocità).

È come voler sostenere che l'intervento del palazzo dell'Auchan che interrompe la prospettiva ovest del Belvedere della Villa Reale, qualora avesse caratteristiche di grande interesse, potrebbe avere una sua valenza paesaggistica.

Così come al palazzo dell'Auchan poteva essere indifferente il posizionamento in una zona, ancorché limitrofa, al di fuori dell'asse prospettico della Villa, la struttura sportiva dell'Autodromo, realizzata in un periodo storico che ancora consentiva la scelta in un contesto poco edificato, nulla avrebbe perso se realizzata fuori dalle mura del prezioso Parco storico. In quel caso potrei capire, e probabilmente condividere, la considerazione dell'Autodromo quale struttura da tutelare perché parte fondamentale delle nostre radici e della nostra identità.

Ma tant'è, del senno di poi.......

Daniela Pollastri