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Cresciuto con il punk rock anni Novanta, non ha mai smesso di amare gli intramontabili del nostrano teatro-canzone, Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci.

Claudio Barzetti è un cantautore lombardo: è cresciuto con il punk rock anni Novanta della West Coast, si è invaghito delle sperimentazioni dei Motorpsycho e dell'eclettismo dei Beastie Boys, ma non ha mai smesso di amare gli intramontabili del nostrano teatro-canzone, Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci

Voce e chitarra, imbracciata come tanti ai tempi del liceo, ha militato per anni nei bergamaschi Bloom e nei Requiem For Paola P.

Ha vissuto a Milano, in un paesino di 220 abitanti sull’Appennino Tosco-Emiliano ed ora è rientrato a Bergamo, la sua terra, dove nel 2018 registrato Partenze, il suo album d’esordio da solista, entrato fin da subito nella Top Ten di iTunes Italian Alternative Chart rimanendoci dieci giorni, e che ad oggi su Spotify ha superato i 36.000 ascolti

Lo scorso autunno, il suo Antonello da Milano si è piazzato subito nella Top 100 dei Singoli di iTunes Italia. 

Dieci giorni fa ha pubblicato un nuovo singolo,“La Segreteria”che anticipa l’ep ed il tour che lo vedrà impegnato il prossimo inverno: si tratta di brano ironico e disincantato che profuma d'estate, accompagnato da un video girato in una calda ed assolata domenica di giugno nella sua bassa bergamasca.

Una canzone che riporta la mente all'ironia di Gaber, a metà strada tra i ritornelli che ti rimangono in testa di Brunori SAS ed il pop raffinato di Cesare Cremonini. 

Con Claudio, che con il suo versatile bagaglio musicale strizza l’occhio all’indie più attuale nelle sue produzioni, abbiamo parlato di come si scrive la musica, del panorama artistico italiano e di cosa significhi cambiare vita.

Come prima domanda vorrei chiederti di indicarci una band/un musicista e un disco copertina di Linus, l’album che non ascolti più dopo averlo consumato, ed una band/un musicista stai ascoltando particolarmente tanto in questo periodo. 

Iniziamo con una domanda complicata eh…Mi servono almeno quattro fili di colore diverso per comporre tale coperta: Dave Matthews Band, Jannacci, Paolo Conte e Elio e le storie tese. L’album che non ascolto da una vita dopo averlo veramente consumato? Tutti i dischi dei Motorpsycho: passai due anni ad ascoltare solo ed esclusivamente loro, mi sconvolsero la vita. Ad oggi sto ascoltando molto i Canova e imperterrito non mollo Jannacci.

Hai suonato coi Bloom, per anni coi Requiem For Paola P., hai attaccato la chitarra al chiodo e ora l’hai ripresa: ti eri stufato della musica? Cosa ti ha spinto a iniziare nuovamente a suonare? Ti manca la dimensione di band? 

La dimensione della band mi manca più per il suo valore ludico. Quando si è giovani non c’è nulla di meglio che suonare in una band e girare l’Italia suonando. Smisi di suonare perché ero stanco, sì. Non avevo più molto mordente ed ero scarico di ispirazione, diciamo vuoto. Ho ricominciato per puro caso, un anziano mi regalò una chitarra classica rotta ritrovata in cantina, ma comunque emetteva un suono discreto. Penso sia stato il miglior regalo mai ricevuto, dopo sole quattro ore che me l’aveva data avevo già scritto Il guanto Nero. Da lì fu automatico ricominciare a comporre.

Come nasce una tua canzone? 

Dipende. Non esiste un metodo preciso per scrivere un pezzo, almeno per me. Solitamente è un pensiero, una frase, un singolo accordo a scaturire il tutto. Poi sarà la pratica, l’esperienza, chi lo sa...ma è come scrivere versi, per me, è come con le patatine fritte…una volta assaggiata una, le altre ti entrano in bocca da sole.

Si parla molto del fatto che il panorama italiano musicale sia inconsistente, non ci siano più gli artisti, i parolieri di una volta e che la facciano da padrone le canzonette intese quali pezzi di poco valore e non brani popolare, disimpegnati. Cosa ne pensi? Di quali cantautori di oggi ci ricorderemo e canteremo le canzoni tra dieci, venti, trent’anni? 

Credo sia una pura questione di numeri. Quarant’anni fa quanti singoli o dischi vedevano la luce in un anno solare? Oggi il numero di produzioni è sicuramente spropositato, ma l’avvento del digitale ha portato a questo. Personalmente non sono un nostalgico musicale dei vecchi bei tempi andati, la prendo in maniera molto tranquilla. C’è tanta roba, meglio o peggio che lo decretino gli altri. Chi resterà tra 30 anni? Spero Calcutta, se lo meriterebbe. In un certo senso è il Battisti dei giorni nostri, dei giovani d’oggi e indubbiamente scrive pezzi molto belli. Ma in realtà credo nessuno, proprio per il fatto che l’alto numero di produzioni odierne porta l’ascoltatore medio a cercare sempre qualcosa di nuovo e ad affezionarsi ad un artista per un tempo limitato.

Come la facilità di mostrare la propria arte facilitata anche da internet impatta e sacrifica la qualità di ciò che circola? 

Forse ho già risposto sopra. Credo comunque che stia all’ascoltatore trovare il giusto equilibrio, non prendere tutto ciò che gli viene buttato nelle orecchie dal web. Poi chiaramente, più musica (molta più musica!) significa anche molta più musica mediocre, ma la musica di qualità esisteva prima, esiste oggi ed esisterà sempre. Pensate solo a Brunori…sarebbe venuto a galla anche nel 1975 credo.

 

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Sei cresciuto in provincia, hai vissuto a Milano, sei scappato in Emilia e ora sei rientrato a Bergamo. Hai incarnato il sogno di tanti ‘adesso mollo e tutto e vado lontano via dal casino. Quali sono le difficoltà in cui ti sei imbattuto? È davvero così liberatorio allontanarsi da tutti e tutto, ripartire da zero con la propria quotidianità? Qual è stato l’aspetto più felice di questa tua esperienza? 

Molta gente crede che la frase “di vita ce n’è una sola” sia solo un modo di dire. Non per me. Ho sempre cercato di essere poliedrico, nella vita e nella musica. Quindi non c’è stato nulla di difficile, semplicemente era tempo di un nuovo cambiamento e di riavvicinarmi alla famiglia dopo moltissimi anni. L’esperienza è stata bellissima, come altre fatte nella vita. La cosa migliore era sicuramente vivere a stretto contatto con la natura, vedevo un cervo almeno ogni due mesi d’estate, e poi lupi, tassi, cinghiali. 

Il 16 luglio hai pubblicato il tuo nuovo singolo: quali sono i tuoi progetti e i tuoi desideri da qui alla prossima estate? 

L’estate sarà concentrata sul preparare i live e l’ep che uscirà in autunno. Progetti per il futuro: suonare live con nuovi compagni di viaggio.

Gli autori di Vorrei
Valeria Lucia Passoni
Valeria Lucia Passoni
Sagittario classe 1985, consuma dischi, divora libri e accumula biglietti di concerti, per non parlare delle tonnellate di cotone che lavora a maglia.