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Nel mondo e  nel tempo narrando in versi ai bambini

 

 

dedicato a voi tutti e in particolare ai bambini dell’Ucraina

Umberto De Pace, Patrizia Zocchio, Pippo Biassoni

Presentazione di Umberto De Pace
Disegni a cura di Pippo Biassoni

 

 

dalla raccolta

C'ERA UNA VOLTA UN MAGO”

 

 1 foto ottobre 2022

  

ALÌ BABÀ E I 40 LADRONI

 

Quaranta ladri, un giorno,

stanchi di rapinare e galoppare

su e giù per l'Oriente,

decisero di riposare,

di non far più niente.

Andarono, camminarono,

un giorno capitarono

nel Paese dei Canti e Suoni.

Erano Alì Babà e i suoi 40 ladroni.

 

Quando arrivarono era già sera.

C'erano in tutto trenta abitanti.

L'unica ricchezza che c'era

erano i suoni, erano i canti.

 

Chiesero i ladri: – Beh, che si fa?

Rispose il loro capo Alì Babà:

– Mettiamoci a suonare,

mettiamoci a cantare.

 

Misero su un'orchestra,

formarono un bel coro,

suonarono, cantarono

e ancora adesso fanno quel lavoro.

 

Sono contenti, sono più buoni,

non sono più ladroni.

Ancora adesso stanno tutti là

e li comanda sempre Alì Babà.

 

   2 foto ottobre 2022

 

A CIASCUNO IL SUO LAVORO

 

Adesso vi racconto la storia

di una moglie e un marito

che litigavano spesso

e l'uno contro l'altra

puntava il dito:

– Non montarti la testa,

non sai far niente!

– E tu, con quella cresta?

Non vali un accidente!

 

– Con tutti i miei pensieri...

– Con tutto il mio lavoro...

 

Parlarono di mestieri,

parlarono delle arti,

alla fine decisero

di scambiarsi le parti.

 

Al marito toccò

il posto della compagna;

la moglie se ne andò

al lavoro in campagna.

 

Non era facile, certo,

per la donna restare

tutto il giorno all'aperto

sotto la pioggia battente,

sotto il sole cocente

in campagna ad arare,

erpicare, potare,

seminare, falciare,

scavare buche e fossi,

piantare una lunga siepe di bossi,

 

le erbacce da incenerire...

C'era proprio da ingobbire!

 

La donna tornò a casa

ch'era già notte,

senza nemmeno la forza di parlare

e con le ossa rotte.

 

Anche l'uomo, però,

si accorse ch'era un guaio

rassettare la casa

e correre al pollaio,

badare alla cucina

e alla polenta fritta,

poi lavare e stirare,

scendere giù in cantina,

salire su in soffitta,

scopare, rifare il letto...

Faceva proprio pena, poveretto!

 

Qui ci vuole il sapone,

là ci vuole la cera...

Rammendare, cucire,

roba da incretinire!

Poi suona il campanello:

corri alla porta, corri al cancello,

corri che c'è il postino,

corri che c'è il vicino...

Attento al cane e al gatto...

“Io qui divento matto!”

 

Quando venne la sera, anche il marito

era rotto, disfatto,

e quasi disperato.

Quella notte scomparve,

non fu trovato.

 

Appena l'indomani

la moglie lo trovò:

imbronciato, acciaccato,

col capo fra le mani

per terra accovacciato,

nascosto nel comò.

 

Da quel giorno, perciò,

ciascuno di loro

tornò al proprio lavoro,

fece quel che sapeva fare.

E finirono di litigare.

 

Si vollero più bene, si scambiarono

baci sempre più spesso...

“Noi ci vogliamo bene” scrissero

sopra un foglio all'ingresso

della casa e così

quella casa... fiorì.

 

Un giorno, in primavera,

andarono alla fiera.

Lei comprò una culla,

lui una campanella...

È finita la storiella.

 

  3 foto ottobre 2022

 

IL TRENO IN LIBERTÀ

 

C'era una volta un treno,

un treno non espresso.

Avvilito, depresso,

sembrava quasi malato.

Difatti era stanco,

malandato, annoiato,

quasi invecchiato, ahimè.

E sapete perché?

Era una vita intera

che percorreva lo stesso cammino

dal mattino alla sera,

dalla sera al mattino.

 

Faceva continuamente la spola

sulla Pisino-Pola:

sempre la stessa linea,

sempre su e giù

da venti anni e di più.

 

Era stufo dei soliti orari,

delle solite fermate

in tutte le borgate;

era stufo di camminare

sugli stessi binari,

arcistufo di visitare

sempre le stesse città.

Così un giorno, che fa?

 

Un giorno ci fu lo sciopero

di tutto il personale,

e il treno fu lasciato

a Pisino centrale.

Non c'erano i macchinisti,

non c'erano gli ispettori,

non c'erano i lampisti,

nemmeno i controllori.

 

“Adesso, finalmente,

– pensò il treno, esultando –

andrò dove mi pare”,

ed immediatamente

si mise a camminare.

”Adesso me la svigno,

vado a Rovigno!”

Fischiò con allegria,

si mise in movimento

e corse via contento

sulle strade asfaltate

lontano dalla ferrovia.

 

E corse come un turbine

da Pisino a Montona,

da Parenzo a Fasana,

da Marzana ad Albona.

E corse come il vento

da Cittanova a Umago.

Sbuffando come un drago

fu a Buie e a Canfanaro,

a Pòrtole, a Pinguente,

a Pèdena, a Lindaro...

Partiva da Orsera

di buon mattino,

quando faceva sera

era a Gimino.

Sfrecciò come una freccia

da Vermo a Grisignana,

da Dignano a Pirano...

corse di qua e di là

il treno in libertà.

Ma un treno come questo

dove sta?

 

 

 

 

Gli autori di Vorrei
Giacomo Scotti
Giacomo Scotti

Nato a Saviano (Napoli) nel 1928, Giacomo Scotti raggiunse Fiume nel 1947 dopo brevi permanenze nel Territorio Libero di Trieste, a Lubiana e Pola. Cominciò a lavorare presso il quotidiano “La Voce del Popolo” diventandone il redattore e commentatore. Al tempo stesso, a cominciare dal 1948 – anno in cui pubblicò le prime poesie e i primi racconti sui periodi della minoranza italiana – imboccava la strada della creazione letteraria che non ha più abbandonato. Finora ha pubblicato, in Italia ed all’estero, 180 opere in volume: raccolte di poesie e di racconti, romanzi, opera saggistica, antologie. E’ stato tradotto in una ventina di lingue. Per la sua attività letteraria ha ottenuto numerosi e prestigiosi premi in Italia, Croazia, Slovenia, Macedonia e in altri paesi. Per ben dodici volte ha ottenuto il premio “Istria Nobilissima” per la narrativa, la saggistica e la poesia. E’ anche detentore del prestigioso Premio Città di Fiume.

Particolarmente importante è la sua produzione nel campo della poesia, compresa quella dedicata all’infanzia. Vanno ricordati, in particolare le raccolte C’ERA UNA VOLTA UN RE (1987), RACCONTINI DIVERSI E FAVOLE IN VERSI (1989), PAROLE RIDENTI (1968), C’ERA UNA VOLTA UN MAGO (1998), LA LUNA, IL GALLO ed altre poesie per i più giovani (2002), FAVOLE E STORIE DA RECITARE (2005), STORIELLE, STORIELLENE E FILASTROCCHE (2018). Alcuni di questi volumetti sono stati tradotti in lingua croato-serba. Qualche critico letterario ha definito Scotti “il Gianni Rodari della Piccola Italia d’oltre confine”. Sue poesie sono presenti sui libri di lettura delle scuole italiane in Croazia e Slovenia dalla prima all’ottava classe.