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BandAutori 7. Artisti poco allineati in questo numero: Marco Rovelli col suo cantautorato impegnato ma non sloganistico e i Bachi Da Pietra, duo metal molto particolare. Per "Libri che suonano" si parla di un giovane Giorgio Gaber.

 

Marco Rovelli “Tutto inizia sempre” (Materiali Sonori)

Coraggioso, poetico, etico. Così percepisco il nuovo disco di Marco Rovelli. L’artista toscano, accanto all’attività di musicista, da anni abbina quella di giornalista, autore teatrale, scrittore  (un bel po’ di libri, tra cui “Corpo esposto”, “Lavorare uccide”, “Servi”, “L’inappartenenza”, “Eravamo come voi”) e militanza politico-culturale libertaria. Nel 2002 con Les Anarchistes, il suo gruppo di allora, si aggiudicò il “Premio Piero Ciampi” (Figli di origine oscura”, giudicata dalla giuria migliore opera prima). Nel 2009 l’esordio come solista con l’album “LibertAria”. Alcune canzoni scritte con Maurizio Maggiani, Wu Ming 2, Erri De Luca e l’avvalersi delle collaborazioni musicali di Yo Yo Mundi e Daniele Sepe.  “Tutto inizia sempre” cattura nella cura dei particolari, induce riflessioni, culla nei suoni. Musica “cameristica”, tessuti folk, alcune sfuriate rock, musette, sapori italo-francesi (tra Claudio Lolli e Leo Ferrè). Disco politico? Per forza di cose, ma attenzione: niente a che fare con la forma-canzone propagandistica. Non ci sono slogan nè invettive. Piuttosto, il ragionare profondo, il sapere ascoltare e poi farne una forma di audacia propria. Rovelli, non le manda a dire. Vale al passato/sempre da ripassare, vale al presente/acrobazia, vale al futuro/indole sconosciuta. Con lui, una band di musicisti di altissimo livello. Ne fanno parte Rocco De Marchi al pianoforte e chitarra (l’anno scorso direttore dell’Orchestra al Club Tenco),Roberto Passuti alle percussioni e sintetizzatori, Lara Vecoli al violoncello, Paolo Capodacqua alla chitarra (più volte al fianco dell’autore di “Ho visto anche degli zingari felici” e lui stesso autore alcuni anni fa di “Bianchi rossi gialli neri”, uno splendido disco di canzoni per bambini), Francesca Baccolini al contrabbasso (attiva anche con gli Hobocombo e L’Orchestrina di Molto Agevole). Tonalità? Eccole: sogni sul petto, dolore, amore, richiami barbari, piombo fuso, bombe, navigazioni, colombe che volano, doppio gioco dei contorni, mani ferme sul timone, bandiere. Tutto è comune, tutto è straniero. Brani altamente suggestivi, che catturano subito e tutti degni di menzione. Ne scelgo due: “Danse macabre”, canzone sciamanica e “Serenata”, canzone con gli occhi speranzosi. Nel booklet, un invito:  “Tutto inizia sempre e non è mai finita, bisogna far la festa fino in fondo a questa vita”.

Voto: 9 (Massimo Pirotta)

 

 

Bachi Da Pietra – Necroide (La Tempesta Dischi)

I Bachi Da Pietra proseguono sulla strada tracciata con il precedente disco, “Quintale”, che li aveva portati dal blues oscuro ed opprimente dei primi dischi (e dell’esperienza con i Madrigali Magri per Giovanni Succi) verso territori affini al metal, in particolare quello più marcio e cattivo degli anni Ottanta. Non aspettatevi però un suono come quello degli Slayer, perché i Bachi rimangono un duo batteria-chitarra e ciò rende il loro esperimento ancor più difficile e alla fine appagante, perché la cattiveria e l’epicità che riescono a trasmettere riescono ad essere quelle giuste, ad esempio quando si va verso territori thrash in “Fascite necroide”, “Feccia rozza” e nella scheggia impazzita “Danza macabra” o verso quelli più doom in “Cofani funebri”, uno dei picchi dell’album. Per quanto riguarda invece l’aspetto testuale come sempre si riflette su vita e morte, con preponderanza della seconda, e sul senso di fare musica oggi, e di farla come la fanno i Bachi, cioè con libertà espressiva, voglia di sperimentare e di dire qualcosa di profondo. Ascoltate a tal proposito le dichiarazioni di poetica contenute nei primi brani “Black Metal il mio folk” e “Slayer & the Family Stone”, così come la storia di musica agreste di “Virus del male” e avrete la chiave di accesso al mondo attuale dei Bachi Da Pietra, una delle miglior band oggi nel nostro paese.

Voto: 8 (Fabio Pozzi)

 

 

 

Libri che “suonano” (un estratto)

Il ragazzo Gaber, incoraggiato anche dal fratello maggiore Marcello, aveva preso la prima chitarra in mano un po’ per divertimento, un po’ per riarticolare il braccio e la mano sinistra, la cui funzione era rimasta compromessa dai postumi di una malattia. Ma una volta rodato dai Rocky Mountains, quando seppe che la casa discografica Ricordi faceva dei provini ai giovani più promettenti, pensò a un certo punto di parteciparvi. Si trattava di farsi ascoltare ed eventualmente da Giulio Rapetti, in arte Mogol, paroliere già esperto e giovane dirigente impegnato nella scoperta dei nuovi talenti. Quel provino, il Gaber non lo fece mai, per un soprassalto della sua ben nota e caratteriale timidezza, o semplice buona creanza, che lo rende tanto diverso dalla becera turba usuale, in qualche modo bisognoso di cordiale incoraggiamento e di “comprensione” nei momenti difficili, almeno. Subentrò, nelle esplorazioni del “nuovo”, Nanni Ricordi che non ebbe esitazioni e fece fare all’esordiente un po’ impacciato la canzone di Reverberi e Calabrese intitolata “Ciao ti dirò”, un “rokkaccio” cinquantottesco buono per tutti gli usi, compreso il rodaggio discografico indispensabile. Qualcosa matura anche in Italia, dove il festival di Sanremo lascia un po’ a desiderare quanto a varietà e perspicacia del repertorio leggero (…) L’idea che tra l’esperienza personale dell’artista e la sua prestazione professionale possa e magari stabilirsi un equo rapporto comincia a farsi strada, sia pure tra qualche sospetto e con un certo scandalo dei benpensanti: alla fine degli anni Cinquanta i tempi stanno cambiando davvero e il giovane Gaber si guarda intorno e si chiede quale possa essere la strada più interessante per fare il lavoro di cantante con un minimo di credibilità. Le suggestioni sono numerose, ma occorre commisurare ai progetti le proprie forze, e anche le proprie insofferenze; e nonostante l’impostazione francamente democratica, c’è nel carattere di Giorgio una sorta di pudore, di ritegno espressivo che lo rende alieno alla violenza verbale, dalla presa di posizione esplicita, e quindi gli preclude le vie della canzone di propaganda. Non credo si tratti di un calcolo opportunistico: anzi l’opportunismo gli potrà suggerire, semmai, in qualche momento, l’assunzione di determinati moduli esteriori dell’impegno, portando a interpretare testi che in realtà forzano leggermente la sua cifra più naturale, quel garbo elegante, non servile ma neppure aggressivo, col quale saprà maturare nella maniera più naturale le sue doti di attore. E così che nascerà il “nuovo” Gaber. (da “Il signor Gaber” di Michele L. Straniero, Gammalibri, 1979)

 

Novità e ristampe discografiche:

Armando Trovajoli “Ciao Rudy” (LP, col. sonora), Autori vari “Balla Lucio” (tributo a Lucio Dalla), Autori vari “Un tipo atipico” (tributo a Ivan Cattaneo), Avast “Lavatrici”, Barock Project “Skyline”, Carmine Torchia “Affetti con note a margine”, Caterina Valente “Tipititipso”, Clepsydra “Trpicarium”, Coscienza di Zeno (La) “La notte anche di giorno”, D’Iuorno “Diversamente capace”, Donatella Rettore “Live @RTSI” (cd+dvd), Echo Test “Le fil rouge”, Edoardo Bennato “Pronti a salpare”, Egisto Macchi “Il deserto” (LP, col. sonora), Egisto Macchi “Nucleo centrale investigativo” (LP, col. sonora), Elio e le Storie Tese “Eio samaga hukapan kariyana” (cd+dvd), Elio e le Storie Tese “Esco dal mio cormo e ho molta paura” (cd+dvd), Elio e le Storie Tese “Italian rum casucu” (cd+dvd), Ellesmere “Les Chateaux de la Loire”, Ennio Morricone “I pugni in tasca” (LP, col. sonora), Ennio Morricone “La trappola scatta a Beirut” (EP, col. sonora), Errata Corrige “Siegfried e il drago… e altre storie (cd+dvd), Exilia “Purity”, Fabbrica dell’Assoluto (La) “L’ultimo uomo d’Europa”, Filippo Cosentino “L’astronauta”, Florez “Italia”, Franco D’Andrea “Three Concerts. Live At The Auditorium Parco della Musica, Roma”, Gigi D’Alessio “Malaterra”, Giuseppina Torre “Il silenzio delle stelle”, Ivan Graziani “Parla tu…”, Killacat “Parto da qui”, Luca Carboni “Pop-Up”, Luca Masperone “Giochi di maschera”, Luciano Biondini “Senza fine”, Maschera di Cera (La) “La Maschera di Cera” (LP), Massimo Ranieri “Malia-Napoli 1950-1960”, Maurizio Di Tollo “Memorie di uno sparring partner”, Mauro Ermanno Giovanardi “Il mio stile” (LP), MBL “Tarantella ribelle”, Mezzala “Irrequieto”, Michele Bravi “I Hate Music”, Narass (aka Sandro Brugnolini) “Viaggio Pop vol.1 & 2” (LP), Officina Meccanica “La follia del mimo di fuoco” (LP), Oirquartett “Oirquartett”, Opera “La ruota del destino”, Orme (Le) “Felona & Sorona” (LP), Paolino Paperino Band “Porcellum” (LP), Paolo Botti “La fabbrica dei Botti”, Paolo Gerbella “Io, Dino”, Paolo Propoli “Terra di mezzo”, PCP (Piano Che Piove) “In viaggio con Alice”, Piero Piccioni “Amore mio aiutami” (LP, col. sonora), Pino Forastiere “Deconstruction”, Saba Anglana “Ye katama hod”, Syndone “OdyssèAs”, Teatro degli Orrori (Il) “Il Teatro degli Orrori”, Volo (Il) “L’amore si muove” (m.p.)

Gli autori di Vorrei
Fabio Pozzi & Massimo Pirotta