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Dossier. Ecologia dell'informazione. A Monza un consigliere comunale di Sel propone una mozione contro manifestazioni fasciste e discriminatorie, distribuisce un dossier (non suo) sui gruppi locali e si appella alle leggi. Il presidente della Provincia Allevi su Facebook lo accusa di incitare alla violenza e una testata locale gli rimprovera di dimenticare lo zio fascio. Tutte le parole (e il video) raccolte per i lettori di Vorrei

 

Giovedì 7 novembre 2013, Alessandro Gerosa, di SeL, apre gli interventi in Consiglio comunale a Monza con la proposta di una mozione (la potete scaricare da qui) che lanci l'allarme contro il diffondersi in città di manifestazioni di stampo fascista e discriminatorie, cita e distribuisce anche un dossier curato dall'Osservatorio democratico sulle nuove destre e raccomanda il ricorso a tutto quanto la legge mette a disposizione per fermare il fenomeno. La proposta riprende in buona sostanza l'appello dell'Anpi e di altre realtà monzesi (scaricabile da qui). L'intervento dura pochissimi minuti e lo riproponiamo qui integralmente:

 

 

Il giorno dopo il presidente della Provincia di Monza e Brianza, Dario Allevi, sul suo profilo Facebook posta un messaggio in cui accusa Gerosa perché «incita alla violenza come faceva Lotta Continua negli anni settanta». Preoccupati, abbiamo rivisto l'intervento di Gerosa. Peccheremo di distrazione, ma non abbiamo trovato nulla che inciti alla violenza, anzi. La domanda che ci poniamo è: per Allevi appellarsi alle leggi è un invito alla violenza? Considerando le vicende che hanno coinvolto buona parte della sua Giunta e la prospettiva di ritrovarsi senza poltrona molto presto, un po' di confusione è comprensibile. Meno comprensibile è l'uso del sostantivo “rigurgito” associato a antifascista nel suo post. Da un rappresentante di una istituzione della Repubblica nata proprio dall'antifascismo ci si attenderebbe qualcosa di più rispettoso. Questo il suo post:

 

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Sorge il dubbio che Allevi l'intervento non l'abbia visto e che abbia solo letto il resoconto citato nel suo post, ovvero l'articolo di Valentina Vitagliano che su MBNews ha riportato anche le dichiarazioni dei gruppi di destra citati nel dossier dell'Osservatorio. Eccolo qui:

 

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Non bastasse la dichiarazione di Allevi, arriva anche il neonato giornale online “Nuova Brianza” a rimproverare Gerosa. Di incitare alla violenza? di occuparsi di cose che non gli competono? di avere un brutto taglio di capelli? No, di non aver inserito un suo zio fascio fra i nomi inclusi nel dossier distribuito in Consiglio comunale (quello curato dall'Osservatorio, non da Gerosa, ricordiamolo). Al che non si capisce se l'accusa a Gerosa è di aver nascosto di avere uno zio fascio o di aver divulgato un dossier che addita persone. Sembrerebbe di avere a che fare col metodo Boffo, ma probabilmente è più un metodo buffo.

 

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Queste le parole vere e originali usate da tutti. Le abbiamo raccolte così che abbiate modo di capire come funziona spesso il sistema dei media e della comunicazione. È informazione questa? Decidetelo voi. A noi sembrava un modo esemplare per chiudere il nostro dossier sull'ecologia dell'informazione.

 

NB Dalle immagini abbiamo eliminato i commenti (ad eccezione di quello dello stesso Gerosa) perché gli autori non sempre hanno un ruolo pubblico. Chi vuole può comunque rintracciare le pagine online perché pubbliche.

Gli autori di Vorrei
Paolo Cassina