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Francesca Campisi di Diritti Insieme e Simone Pulici della CGIL «Monitoriamo dis-criminazioni e dis-informazioni verso i migranti»

 

Francesca Campisi, presidente dell’associazione di promozione sociale Diritti Insieme, e Simone Pulici, segretario con delega all’Immigrazione della CGIL di Monza e Brianza, rivelano come è iniziato il progetto del nuovo osservatorio sulle discriminazioni razziali in Brianza realizzato dal 2013 con l’Ismu, l’Osservatorio sull’Immigrazione della Provincia di Monza e Brianza, l’UNAR e l’associazione Articolo 3 di Mantova.

In Brianza i migranti sono ormai numerosi. “Dal 2009 è aumentata la presenza di migranti nella provincia di Monza e Brianza e anche i loro bisogni si sono trasformati. La nostra associazione intende dare risposte personalizzate e assistenza ai migranti nelle situazioni quotidiane e in quelle più complesse”. Ad affermarlo sono Francesca Campisi, 28 anni, sicula d’origine, lombarda d’adozione, dal 2015 presidente dell’associazione Diritti Insieme, e Simone Pulici, 43 anni di Missaglia, segretario della CGIL di Monza con delega all’immigrazione.

LabRedazioneMondo li ha intervistati per raccontare dell’osservatorio sulle discriminazioni razziali che si sta avviando sul territorio provinciale.

Come e perché è nata l’associazione?
Diritti Insieme si è sviluppata in poco tempo come associazione di promozione sociale parte dell’Area Migranti del sindacato monzese: 150 nuovi soci solo nel 2014, sedi e servizi a Monza, Lentate sul Seveso, Cesano Maderno. A partire da una precedente iniziativa realizzata con il Fondo Europeo per l’Integrazione dei cittadini di Paesi Terzi (FEI) del 2012, nel 2013 abbiamo intrapreso il progetto che ha nome Ricomincio da tre con partner come la Fondazione Ismu-Iniziative e Studi sulla Multietnicità, l’Osservatorio provinciale sull’Immigrazione, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) e l’associazione Articolo 3 di Mantova.
Abbiamo riflettuto sul fatto che non ci fossero osservatori territoriali in Lombardia, una regione in cui la presenza di migranti è massiccia, a eccezione di quello mantovano di Articolo 3 che è un riferimento per tutti. Soprattutto mancava nella Provincia di Monza e Brianza dove, negli ultimi sette anni, gli stranieri provenienti da paesi a forte pressione migratoria è cresciuta di quasi il 60%. Si va da meno di 49mila al 1 luglio 2006 a oltre 77mila unità registrate al 1 luglio 2013 su 862.684 abitanti complessivi al 31 dicembre 2013.
L’ultimo rapporto dell’Osservatorio provinciale sull’Immigrazione così fotografa la nostra provincia: la quinta per numero di migranti, con un livello d’integrazione totale inferiore alla media su scala regionale.
Anche i dati nazionali diffusi dall’UNAR confermano: 1.142 casi di discriminazione di cui il 68,7% su base etnico razziale con una predominanza del razzismo mediatico nel 2013; in aggiunta il 20,4% del totale rientra in casi di discriminazione in contesti di vita pubblica.
È da queste cifre che è emersa l’esigenza di costituire una rete di antenne locali autonome e collegate con molteplici obiettivi, come offrire servizi di sportello al pubblico e attività di studio per rilevazioni statistiche, e un unico fine essenziale: tutelare i migranti con la prevenzione e il contrasto concreto agli atti discriminatori.

Quali le attività di cui si occupa e i risultati già conseguiti?
Tanti i traguardi raggiunti finora e tanti ancora i lavori in cantiere. Un primo successo è stato lo sportello di assistenza gratuito aperto due volte alla settimana a Monza. Ogni anno migliaia di stranieri chiedono aiuto per sbrigare pratiche burocratiche per i titoli di soggiorno, il ricongiungimento familiare, la richiesta di cittadinanza italiana e per consulenza legale. Affianchiamo gli utenti anche nei rapporti con questura e prefettura con cui abbiamo contatti diretti. La nostra è soprattutto una proposta culturale: organizziamo eventi di sensibilizzazione e formazione come i corsi di lingua italiana per il test del permesso di soggiorno o la patente.
Con il Consorzio Comunità Brianza teniamo corsi estivi per rifugiati e richiedenti asilo. Proponiamo anche un servizio di segretariato sociale per informare sulle opportunità offerte dal territorio. A Lentate sul Seveso abbiamo in convenzione con il Comune un doposcuola fruito dai figli di immigrati per prevenire l’abbandono scolastico che, nella seconda generazione, è tre volte quello degli italiani. Abbiamo firmato un accordo tra alcune rappresentanze sindacali, delegazioni e direzioni aziendali e Confindustria per adottare codici etici con linee guida utili a rimuovere i profili di discriminazione sui luoghi di lavoro in cui vi sono stranieri. Qui si forniscono misure a favore dei dipendenti stranieri come, ad esempio, la mensa equosolidale, spazi per il culto e anticipo del TFR per le spese del permesso di soggiorno o del viaggio verso il paese d’origine. Non è accessorio per l’associazione monitorare gli atti di privati così come di enti pubblici: si potrebbe cominciare a costruire un dossier sui percorsi discriminatori che gli utenti portano con le loro testimonianze, in particolare su alcuni temi per cui non esiste letteratura di riferimento.
La pubblica amministrazione non è dispensata, di frequente nei testi di bandi e concorsi pubblici sono impliciti aspetti discriminatori. Sarebbe auspicabile un maggior controllo anche su questi atti e l’associazione può svolgere proprio questo compito.

 

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Dall’esperienza di ascolto di questi anni che tipo di utente si rivolge allo sportello in media? Riscontrate spesso casi di discriminazione per differenze di razza, genere e così via?
Di norma sono persone che hanno perso il lavoro, a rischio: regolari, irregolari, a volte anche minori non accompagnati. In Italia se perdi il lavoro, come migrante perdi tutto e rischi il rimpatrio.
I ragazzi sotto i 14 anni sono collegati al permesso di soggiorno di uno dei genitori, di solito l’uomo: così se lui perde l’impiego è tutta la famiglia a subirne le conseguenze.
Vi sono minori che, pur nati e cresciuti in Italia, sono anch’essi in condizione di permanenza precaria nel nostro paese. Oltretutto dei circa 700 migranti arrivati nella provincia di Monza e Brianza nell’ultimo anno circa 380 sono spariti. Che ne è stato di queste persone?
La discriminazione esiste, sì lo tocchiamo con mano. Più rara quella esplicita; più diffusa quella quotidiana sottesa al linguaggio e agli appellativi che utilizziamo: clandestini, zingari, profughi, emergenza.
Un lessico della paura pervade i discorsi di media, politici e istituzioni e parla con toni superficiali e allarmistici che, spesso, si traducono in odio razziale; il tutto alimentato dall’immediatezza della comunicazione attraverso web e social.

Da una parte le recenti tragedie del mare interrogano su che cosa sia possibile fare, dall’altra il contesto nazionale ed europeo affronta il fenomeno come riesce. Come incide l’aspetto mediatico in tutto questo?
Molti sono i luoghi comuni attribuiti allo stereotipo del migrante: si pensa che il maggior numero arrivi con i barconi, i dati dimostrano che la quota più elevata degli ingressi giunge dagli aeroporti con visto turistico o ricongiungimento familiare. È tutto già preparato, nulla lasciato al caso.
I più vedono l’immigrazione ancora come un’emergenza mentre è un fenomeno che esiste da sempre, senza di cui noi stessi non saremmo così come siamo.
Pochissimo è lo spazio che i media riservano alle buone pratiche (secondo UNAR solo il 6% delle notizie, il 3,5% notizie culturali, 5% notizie di lavoro). Qui sta l’importanza di responsabilizzare chi fa comunicazione laddove mancano i sistemi di controllo sociali e legislativi. Indagare le tendenze sociali e contrastare l’hatespeech soprattutto dei media locali è, quindi, strategico per l’associazione, per noi stessi e non solo.

Come?
Con campagne di controinformazione che promuovano il dialogo interculturale anche dal web: Diritti Insieme è social e punta a portare la sua voce anche in rete, dalla pagina Facebook e dal sito della CGIL.
Non si naviga solo il mare nostrum in cerca di migliori speranze, si naviga anche online a caccia di notizie obiettive senza immagini distorte. Noi vogliamo accompagnare non solo i migranti ma anche gli italiani che non si riconoscono nella paura del diverso.

 

 

lab redazione mondo 300laboratorio di giornalismo dedicato all'intercultura e all'immigrazione sul territorio brianzolo tenuto da Daniele Biella, promosso da Africa 70, Arci Scuotivento, Comune di Monza e Vorrei con il sostegno di Fondazione Monza e Brianza.
Per contatti: eas@africa70.orgscuotivento.arcimonza@gmail.com info@vorrei.org