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5. dal PRG del ‘71 al Piano dei Servizi del 1980



Tra il 1971, anno di approvazione del PRG Piccinato, e il 1980, in cui si decide di rifarlo, accade ben poco anche se l’attività edilizia conseguente all’approvazione del Piano stesso, portò ad altissimi livelli edificatori. Mai come allora si raggiunsero quote così consistenti. In dieci anni, dal ‘72 all’ 82, vennero rilasciate concessioni per quasi 3.500.000 metri cubi di nuova residenza, con un picco nel 1973 di ben 800.000 mc e di 650.000 nel ‘74. Si faccia conto che la media degli ultimi 5 anni si aggira intorno ai 90.000 mc/anno.

 


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Grafico attività edilizia residenziale: 1972 - 2005


Gli unici atti urbanistici di un certo rilievo in quei dieci anni riguardarono soprattutto il centro storico, con una delibera del Consiglio del 1979 di individuazione di ben 27 zone e di 5 piani di recupero, ai sensi dell’art. 27 della nuova legge n. 457 del ‘78, dopo che un Piano Particolareggiato del centro storico, redatto dall’Ufficio Programmazione Urbanistica nel 1976, era rimasto praticamente nel cassetto. Questo piano di dettaglio, pur previsto dal PRG ‘71 come necessario per interventi di un certo rilievo in centro, individuava anche alcuni comparti di edilizia popolare in quella zona, fatto questo del tutto nuovo, in linea però con quanto stava accadendo in quegli anni a Bologna e Milano.

 

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Planimetria zone di recupero


Nel frattempo, nell’aprile del 1975 era stata approvata la nuova legge urbanistica della neonata Regione Lombardia (1971), legge fortemente innovativa, frutto di un lavoro politico collegiale e di una stagione assai fervida, normativa che verrà sostituita solo 30 anni dopo, dalla LR n. 12 del marzo 2006. La LR 51 del ‘75 prevedeva, tra l’altro, anche un aumento della dotazione degli standard urbanistici pro capite, superiori ai limiti del vecchio Decreto Interministeriale 1444 del ‘68. In particolare le quantità per parchi e verde, parcheggi, attrezzature pubbliche e scuole, venivano portate dai 18,5 mq per abitante del D.I. a 26,5 mq/ab.


Approfittando di questo fatto ed essendo ormai matura l’idea di dover rifare il PRG del ‘71, temendo che l’avvento del nuovo piano potesse comportare un “effetto valanga” sulle concessioni edilizie, si corse preventivamente ai ripari facendo approvare dal Consiglio comunale nel luglio del 1980 il cosiddetto Piano dei servizi, una variante parziale che riguardava, appunto, le quantità di aree a standard per adeguarle alle quantità previste dalla nuova legge regionale.

 

Nel frattempo, nell’aprile del 1975 era stata approvata la nuova legge urbanistica della neonata Regione Lombardia (1971), legge fortemente innovativa, frutto di un lavoro politico collegiale e di una stagione assai fervida, normativa che verrà sostituita solo 30 anni dopo, dalla LR n. 12 del marzo 2006. La LR 51 del ‘75 prevedeva, tra l’altro, anche un aumento della dotazione degli standard urbanistici pro capite, superiori ai limiti del vecchio Decreto Interministeriale 1444 del ‘68. In particolare le quantità per parchi e verde, parcheggi, attrezzature pubbliche e scuole, venivano portate dai 18,5 mq per abitante del D.I. a 26,5 mq/ab.


Approfittando di questo fatto ed essendo ormai matura l’idea di dover rifare il PRG del ‘71, temendo che l’avvento del nuovo piano potesse comportare un “effetto valanga” sulle concessioni edilizie, si corse preventivamente ai ripari facendo approvare dal Consiglio comunale nel luglio del 1980 il cosiddetto Piano dei servizi, una variante parziale che riguardava, appunto, le quantità di aree a standard per adeguarle alle quantità previste dalla nuova legge regionale.

 

Con precisione quasi chirurgica venivano cancellati quasi 3 milioni di metri cubi sparsi un po’ dovunque, ma soprattutto sulle aree esterne all’abitato: zona Boscherona, Rondò dei Pini, Cascinazza, Sant’Albino, Monzello, Casignolo. Non mancavano i vincoli anche su alcune zone intermedie: Ospedale vecchio, viale Lombardia/Taccona, viale Elvezia, Triante, Donizetti. Infine un vincolo a servizi era posto pure in una zona strategica del centro, quella dell’ex cappellificio Cambiaghi, oggi luogo dell’omonima piazza e dei relativi edifici al contorno.

  

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Piano dei servizi del 1980

 

Come si può ben immaginare questa variante ebbe vita dura e breve. Venne pubblicata per le osservazioni, controdedotta e trasmessa alla Regione per la sua approvazione a salvaguardie quasi ormai scadute. Fin da subito erano fioccati i ricorsi al TAR dei privati, ma nessuno la spuntò mai anche perché la Regione restituì il Piano dei Servizi al Comune senza alcuna approvazione, per una serie di motivazioni assai discutibili. Così questa variante decadde ed il vecchio PRG ‘71 fece riemergere tutte le relative volumetrie anche per quelle aree rimaste vincolate per 5 anni (1988-1985), giusto il periodo delle misure di salvaguardia previste dall’articolo 24 della LR 51/75.

Nel 1981 Monza aveva raggiunto, come già ricordato in precedenza, la soglia dei 123.000 abitanti e da quella data la popolazione residente cominciò a stabilizzarsi. Il censimento di quell’anno aveva evidenziato la presenza in città di ben 160.000vani, di cui 9.300 non occupati (sfitti), cioè il 5,7% del patrimonio residenziale esistente, una percentuale quasi fisiologica, che andò però aumentando nel tempo, anche in modo superiore alle medie.

 

Ma la fine del Piano dei servizi non fu la sola “debacle” urbanistica di quel periodo. Se pur quella variante parziale era stata pensata per resistere almeno qualche anno, giusto il tempo di fare il nuovo PRG ed evitare contraccolpi nel periodo della sua elaborazione, ma anche per anticipare alcune scelte del nuovo piano, neppure questo venne mai adottato, stroncato sul nascere dagli interessi immobiliari e dai conflitti politici interni alla maggioranza.

 

 

Le altre puntate:

Breve storia degli strumenti urbanistici a Monza - 1

Breve storia degli strumenti urbanistici a Monza - 2

Breve storia degli strumenti urbanistici a Monza - 3

Breve storia degli strumenti urbanistici a Monza - 4

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Breve storia degli strumenti urbanistici a Monza - 9

Breve storia degli strumenti urbanistici a Monza - 10

Breve storia degli strumenti urbanistici a Monza - 11

 

Gli autori di Vorrei
Giorgio Majoli
Giorgio Majoli

Nato nel 1951 a Brescia, vive a Monza dal 1964. Dal 1980 al 2007, ha lavorato nel Settore pianificazione territoriale del Comune di Monza, del quale è stato anche dirigente. Socio di Legambiente Monza dal 1984, nel direttivo regionale nei primi anni ’90 e dal 2007, per due mandati (8 anni). Nell’esecutivo del Centro Culturale Ricerca (CCR) di Monza dal 1981. Ora pensionato, collabora come volontario, con associazioni e comitati di cittadini di Monza e della Brianza, per cercare di migliore l’ambiente in cui viviamo.Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.